Cento cinquanta milioni di euro anni per garantire l’equo compenso ai professionisti. Le somme, a decorrere dal 2022, verranno attinte dal Fondo per esigenze indifferibili di cui al comma 200 della Legge di Bilancio 2015.
Lo prevede uno dei due emendamenti al disegno di legge 3179 in materia di equo compenso delle prestazioni professionali (disegno di legge Meloni) approvati dalla Commissione Giustizia della Camera, quello presentato dalla deputata Carolina Varchi (FdI).
Stando alla relazione tecnica del Ministero dell’Economia, la cifra servirà a coprire i costi che l’Agenzia delle Entrate – Riscossione dovrebbe sostenere per gli incarichi legali esterni. A quel punto però, se la Pubblica Amministrazione riconosce il principio, allora esse dovrebbe valere anche per i professionisti di altre aree e per le prestazioni rese agli altri committenti.
L’equo compenso è stato istituito nella sua forma originaria con la legge di bilancio 2018 (legge 205/2017), ma già pochi mesi dopo l’introduzione del principio furono presentate diverse proposte di riforma e rafforzamento della tutela. In particolare, si lamentava un mancato obbligo definitivo per la Pubblica amministrazione. I provvedimenti sul tema sono stati riuniti in un unico testo che lo scorso giugno è arrivato in discussione in assemblea a Montecitorio.
Dopo una interruzione di due mesi, il 5 ottobre la Commissione ha dato una accelerata al disegno di legge, che dovrebbe approdare il 12 ottobre in Aula. Domani, quindi, l’Assemblea sarà chiamata ad esprimersi sulla volontà di assicurare compensi equi a tutti i professionisti.