Governo disponibile al confronto sulla corretta implementazione della legge sull’equo compenso per i servizi professionali (disciplinata dalla norma in vigore dalla seconda metà dello scorso mese di maggio), però insieme a «tutti i soggetti coinvolti».
E non, dunque, solamente con le massime organizzazioni datoriali del Paese e con il Consiglio nazionale dei commercialisti. È questo l’esito delle «grandi manovre» sull’attuazione del testo sulla giusta remunerazione dei lavoratori autonomi iscritti ad Ordini e Collegi e riuniti in associazioni, partite a luglio, con la richiesta – tramite una lettera spedita ai ministeri della Giustizia e delle Imprese e del made in Italy – di Abi, Assonime, Ania, Confindustria e Confcooperative, che lamentavano «alcune distorsioni applicative» che sarebbero derivate dalla messa a terra della legge strenuamente sostenuta dal centrodestra (in particolare da FdI, visto che il testo base, unificato con quello del deputato leghista Jacopo Morrone, era stato depositato in Commissione Giustizia alla Camera dalla leader del partito Giorgia Meloni, prima di ricevere l’incarico dal Quirinale per la formazione del governo).
È stata, a quel punto, indetta una riunione al ministero della Giustizia (con esponenti di quello delle Imprese e del made in Italy) per il 12 settembre, con i vertici delle associazioni d’impresa e il Consiglio nazionale dei commercialisti, sconvocata, però, lo scorso venerdì, essendo, nel frattempo, «maturata l’esigenza di un dialogo con tutti i soggetti coinvolti».
Il riferimento è alle rappresentanze dei liberi professionisti (incluso il Consiglio nazionale dei periti industriali, che fa parte dell’agglomerato degli Ordini, ProfessionItaliane) che, nei giorni scorsi, si erano appellati al dicastero di via Arenula, chiedendo di essere invitati al tavolo, giacché si sarebbe discusso di norme fortemente impattanti sulle categorie di occupati indipendenti. Nella breve nota con la quale è stato annunciato lo slittamento del confronto, si fa riferimento ad una «nuova convocazione» del tavolo, che sarà comunicata in tempi brevi.
Ferve, perciò, adesso l’attesa per una riunione che sarà innanzitutto chiamata a sciogliere il «nodo» degli emolumenti destinati ai componenti degli organi di controllo sindacali delle società di grandi dimensioni (elemento, questo, messo in luce in una circolare di Assonime): stando all’allarme lanciato dalle organizzazioni datoriali, infatti, la legge potrebbe produrre degli squilibri, incidendo significativamente sui compensi dei professionisti, che virerebbero verso l’alto. Ad essere direttamente coinvolti, in questo aspetto, sono i vertici del Consiglio nazionale dei commercialisti, che settimane or sono hanno spedito al ministero della Giustizia una loro proposta di modifica, in base alla quale si andrebbe a mettere un «tetto» ai compensi dovuti ai pagamenti nel caso delle grandi società «con parametro di riferimento superiore ad un miliardo», affinché le remunerazioni «non risultino sproporzionate».