Spunta l’errore nel testo e slitta alla prossima settimana l’esame degli emendamenti
Rinviato alla prossima settimana l’esame, in Commissione Giustizia al Senato, del disegno di legge sull’equo compenso, giunto alla votazione dei 33 emendamenti e dei 4 ordini del giorno depositati, a causa dei lavori d’Aula di stamattina, a Palazzo Madama. E, nel frattempo, si accendono i riflettori sul «nodo» dello sbaglio presente nel provvedimento siglato da FdI e Lega: esiste, infatti, la menzione, nell’articolo 7 del testo, dell’articolo 702-bis del codice di procedura civile che fino al 28 febbraio disciplinava il rito semplificato, e che, però, è stato soppiantato a partire dalla fine del mese passato, ovvero al momento dell’entrata in vigore della «riforma Cartabia», dagli articoli 281-decies e seguenti. Circostanza, questa, che induce a ritenere oramai sicura la strada di un «restyling» da parte dei senatori, da cui scaturirebbe la necessità di un nuovo passaggio parlamentare, alla Camera.
La settimana ventura si capirà, dunque, quali saranno le prossime mosse della maggioranza, da tempo orientata a far passare il disegno di legge nella versione originaria, che affonda le radici nella XVIII Legislatura. A quanto si apprende, il governo intende tirare dritto, per licenziare il testo sulla giusta remunerazione per i servizi svolti dai lavoratori autonomi, senza, cioè, consentire che l’iniziativa del centrodestra venga rimaneggiata nei contenuti. A questo punto, vale la pena ricordare che la galassia libero-professionale aveva già espresso un parere sulle possibili correzioni, anche da effettuare a seguito del via libera parlamentare: nel testo che ProfessionItaliane (l’organismo che riunisce Ordini e Collegi, fra cui quello dei periti industriali e dei periti industriali laureati), l’Adepp (l’Associazione delle Casse di previdenza ed assistenza private e privatizzate) e Confprofessioni (la Confederazione dei sindacati degli esponenti di varie categorie di lavoratori autonomi ordinistiche) hanno portato il 2 febbraio al ministro del Lavoro Marina Calderone, si legge che potrebbero essere praticati dei correttivi, partendo dall’assunto che viene valutata «positivamente la volontà politica di approvare, in brevissimo tempo», il progetto di legge che è stato prontamente trasmesso a palazzo Madama, per la seconda lettura.
E, recita ancora il dossier, «l’equo compenso è un diritto soggettivo del professionista e rappresenta una tutela a suo favore nei confronti dei committenti forti. In tal senso è congegnato l’intero sistema normativo, che, non a caso, prevede che la relativa azione giudiziaria competa al solo professionista parte lesa. Pertanto, si propone la modifica della norma sull’adozione di norme deontologiche riferite all’obbligo dei parametri dei compensi riconducendole al rispetto delle norme generali di codice civile (art. 2233) sull’adeguatezza all’importanza dell’opera e al decoro della professione», è la posizione evidenziata dai vertici di Ordini e Collegi, Enti previdenziali privati ed associazioni.