Nella Commissione Giustizia del Senato, oggi pomeriggio, è passata la linea del centrodestra, in merito all’esame del disegno di legge che punta ad estendere il perimetro delle tutele sui compenso dei liberi professionisti (rispetto alla norma del 2017, che ha introdotto nell’ordinamento il principio della giusta remunerazione per le prestazioni dei lavoratori autonomi): FdI, Lega e Fi, infatti, hanno ritirato i loro emendamenti e (insieme ai parlamentari di Alternativa C’è e Italexit, fuoriusciti dal M5s, e grazie all’astensione di Leu e dell’Svp) sono riusciti a respingere la quasi totalità della quindicina di proposte correttive che Pd, M5s e Iva avevano, invece, deciso di mantenere. Le votazioni sono andate avanti fino a quando la seduta dell’organismo parlamentare è stata interrotta, perché i senatori dovevano recarsi nell’Aula di palazzo Madama; una nuova convocazione, si apprende dal presidente della Commissione, il senatore leghista Andrea Ostellari, è stata fissata per domani, quando l’esame dovrebbe concludersi, dando l’altolà alla manciata di emendamenti rimasti. E permettendo così al provvedimento di esser pronto per lo sbarco nell’Assemblea.
Nel frattempo, mentre gli schieramenti politici hanno espresso con il voto le loro posizioni sul disegno di legge sull’equo compenso, nelle ultime ore a ricompattarsi è stata parte della rappresentanza delle associazioni di professionisti (Confprofessioni) con il sistema ordinistico (riunito nel Cup, Comitato unitario delle professioni e nella Rpt, Rete delle professioni tecniche): in una nota congiunta diffusa ieri pomeriggio, infatti, hanno «ribadito la necessità di garantire al più presto ai professionisti italiani una legge organica» sulla giusta remunerazione delle prestazioni effettuate, concordando sul fatto che il provvedimento, «pur venendo incontro a parte delle loro esigenze, dovrà essere sottoposto ad ulteriori miglioramenti e sono pronti a condividere con le forze politiche tutte le loro proposte, a cominciare dalla soppressione dei procedimenti disciplinari nei confronti dei professionisti (articolo 5, comma 5) e dalla presunzione legale di equità delle convenzioni previste dall’articolo 6». Pertanto, Rpt, Cup e la Confederazione hanno tenuto a sottolineare come «in questo difficile momento la politica debba assumersi la responsabilità di garantire l’approvazione del provvedimento, al fine di evitare che finisca su un binario morto, vanificando un iter parlamentare lungo e complesso, preceduto da una lunga battaglia politica da parte dei professionisti», annoverando tra i «numerosi aspetti positivi dell’attuale formulazione del testo l’aggiornamento dei parametri con cui individuare i compensi, alla rideterminazione dei corrispettivi non corrisposti, alla nullità delle clausole vessatorie, l’impugnativa per le parti non conformi dei contratti d’opera», nonché «la possibilità di avere chiarezza sui tempi della prescrizione per responsabilità professionali con decorrenza dalla data della prestazione».