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Equo compenso, domani il disegno di legge (tra le incognite) torna al vaglio della Commissione Giustizia del Senato

da | 20 Giu 2022 | In evidenza

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Il disegno di legge che punta ad estendere il perimetro delle tutele sull’equo compenso dei liberi professionisti (rispetto alla norma del 2017, che ha introdotto nell’ordinamento il principio della giusta remunerazione per le prestazioni dei lavoratori autonomi), archiviata la «pausa» dei lavori parlamentari (causata anche dalle elezioni amministrative) si appresta a tornare, domani pomeriggio, all’esame della Commissione Giustizia del Senato. Nel frattempo, sul testo che riunisce proposte di vari partiti (FdI, Lega, Fi e M5s) sono rimaste intatte, a quanto si apprende, le posizioni politiche e quelle delle rappresentanze professionali: una parte, infatti, quella riconducibile all’area di centrodestra, vorrebbe che il provvedimento venisse approvato in seconda lettura, a palazzo Madama, senza correzioni, onde evitare che la fine della Legislatura, nel 2023, ne impedisca il varo definitivo, mentre nel centrosinistra è forte l’impulso di rivedere alcuni punti (in particolare quello che dà agli Ordini facoltà di sanzionare il professionista che accetta un compenso non equo) prima di consentire lo «sbarco» in Aula.

Il disegno di legge sull’equo compenso, approvato dall’Assemblea di Montecitorio nell’ottobre 2021 quasi all’unanimità, con 251 voti a favore, nessun contrario e nove astenuti (i parlamentari di Leu, che auspicarono miglioramenti quando sarebbe giunto al vaglio dei senatori), allarga la committenza che dovrà rispettare il principio della giusta remunerazione del professionista, giacché vengono inglobate tutte le imprese che impiegano più di 50 dipendenti, o fatturano più di 10 milioni di euro all’anno; nel frattempo, lo scorso autunno, poi, s’era parlato di un equo compenso per le prestazioni libero-professionali «extra-large», esteso, cioè, sia ai contratti stipulati con la Pubblica amministrazione, sia agli accordi che verranno d’ora in avanti siglati nella cornice del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr): ad annunciare questa intenzione era stato il ministro del Lavoro, Andrea Orlando, che aveva manifestato anche l’intenzione di «monitorare con attenzione» l’andamento dell’Iscro (l’Indennità straordinaria di continuità reddituale ed operativa, dedicata agli autonomi che versano i contributi alla gestione separata dell’Inps), al fine di verificare la possibilità di «renderla strutturale».

Pochi giorni fa, infine, nella «galassia» delle prestazioni rese dai liberi professionisti è emersa la notizia che l’Agcom, l’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni ha approvato, all’unanimità dei presenti, l’avvio della consultazione pubblica sullo schema di regolamento che dà attuazione all’articolo 43-bis della legge sul diritto d’autore che, introdotta con un decreto legislativo del 2021, recepisce nell’ordinamento nazionale l’articolo 15 della direttiva copyright (UE 2019/790), con il quale «il Legislatore europeo ha inteso affrontare la questione «distribuzione del valore generato dallo sfruttamento sulla rete di una «pubblicazione di carattere giornalistico» tra l’editore (titolare del diritto) e le piattaforme che veicolano questi contenuti online». ‘è quello di fissare un «equo compenso» a favore dell’editore, e l’Autorità «ha tracciato un modello per la sua determinazione, operando già in questa fase una distinzione tra prestatori di servizi e le imprese di «media monitoring» e rassegna stampa, in ragione delle differenze strutturali relative ai servizi offerti. Il metodo che l’Autorità sottopone a consultazione pubblica», è stato specificato, «mira ad incentivare accordi tra editori e prestatori secondo criteri di ragionevolezza e proporzionalità, ispirandosi alle pratiche commerciali e ai modelli di business adottati dal mercato». La consultazione dell’Agcom, «aperta a tutti i soggetti interessati per un periodo di 30 giorni a partire dalla pubblicazione della delibera, consentirà all’Autorità di acquisire gli elementi di dettaglio necessari per definire, nel pieno rispetto dell’autonomia negoziale delle parti e sulla scorta dell’iter già delineato nel documento di consultazione, il modello per pervenire alla determinazione dell’equo compenso, attraverso un’attenta ponderazione dei contrapposti interessi in gioco», è stato sottolineato.

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