Il provvedimento ha ricevuto in giornata il «placet» della Commissione Giustizia della Camera
Marcia velocissima per la proposta di legge sull’equo compenso per le prestazioni dei liberi professioni nel passaggio (il terzo) alla Camera dei deputati: oggi pomeriggio, infatti, con la sola astensione degli esponenti del Pd, la Commissione Giustizia ha approvato il testo, nel quale sono confluite le iniziative normative a prima firma del presidente del Consiglio e leader di FdI Giorgia Meloni e del deputato ed ex sottosegretario alla Giustizia della Lega Jacopo Morrone. E, a stretto giro, rispetto al via libera dei componenti dell’organismo parlamentare, il presidente della II Commissione di Montecitorio, il rappresentante di FdI Ciro Maschio, ha fatto sapere che la disciplina sulla giusta remunerazione per i servizi resi alla clientela dai lavoratori autonomi arriverà in Aula, per la votazione finale, mercoledì 12 aprile.
La proposta di legge ha subìto un’unica correzione, ineludibile (che ha comportato la «staffetta» alla Camera): al Senato è stato modificato il riferimento, che era presente all’articolo 7, riguardante l’articolo 702-bis del codice di procedura civile che fino al 28 febbraio disciplinava il rito semplificato, e che, però, è stato soppiantato a partire da tale date, ovvero al momento dell’entrata in vigore della «riforma Cartabia», dagli articoli 281-decies e seguenti. In particolare, all’interno del provvedimento del centrodestra era stato scritto che «il parere di congruità emesso dall’Ordine, o dal Collegio professionale sul compenso, o sugli onorari richiesti dal professionista costituisce titolo esecutivo, anche per tutte le spese sostenute e documentate», se «il debitore non propone opposizione innanzi all’autorità giudiziaria, ai sensi dell’articolo 702-bis del codice di procedura civile, entro quaranta giorni dalla notificazione del parere stesso a cura del professionista». È opportuno ricordare che la menzione dell’articolo 702-bis del codice di procedura civile era comparsa (e non è stata rivista) sin dalla passata Legislatura, mentre il disegno di legge è stato varato il 25 gennaio, un mese prima dell’entrata in vigore della «riforma Cartabia».
Dunque, licenziato dai senatori il 22 marzo scorso, il provvedimento ha ricevuto in giornata il «placet» della Commissione Giustizia della Camera e, contestualmente, è stato votato il mandato ai relatori per l’Assemblea (le deputate Carolina Varchi e Ingrid Bisa, rispettivamente di FdI e Lega), in vista dell’esame conclusivo da parte dell’Emiciclo.
«La buona notizia di oggi – ha commentato Maschio – è che l’equo compenso sarà in Aula mercoledì prossimo, e noi confidiamo che diventi definitivamente legge entro la prossima settimana. Rimangono aperte alcune questioni sollevate dall’Avvocatura che noi abbiamo condiviso, ma visto che il governo ha dato la disponibilità ad una successiva integrazione, è prevalso in questa fase l’intento di approvare rapidamente la legge», ha concluso il numero uno della Commissione.