Comunità energetiche: le CET, un modello innovativo per lo sviluppo sostenibile
Non più solo Comunità energetiche rinnovabili (CER). Oggi per le nuove forme di autoconsumo collettivo si parla infatti sempre più di CET, cioè di Comunità energetiche del territorio, un interlocutore unico per tutti i temi energetici in grado di governare il processo e i relativi benefici conseguenti alla creazione di CER.
La sollecitazione è arrivata oggi in occasione del convegno “Comunità energetiche, creare lavoro per lo sviluppo del territorio”, organizzato dal Consiglio Nazionale dei Periti Industriali in occasione di Smart Building Expo a Fiera Milano e guidato da Giuseppe Rinaldi Consigliere Delegato di Ancitel Energia e Ambiente.
Ad aprire i lavori di un evento che ha messo intorno allo stesso tavolo diversi stakeholder in materia di energie rinnovabili, Giovanni Esposito, presidente del Consiglio nazionale dei Periti Industriali che ha ricordato il lavoro che il Cnpi sta portando avanti da oltre due anni sul tema delle Comunità energetiche rinnovabili, avviatosi proprio nella stessa cornice di Smart Building nel 2021: “abbiamo toccato diverse città italiane con l’obiettivo di sensibilizzare le istituzioni e i territori rispetto a questo nuovo modello di autoconsumo energetico. E dopo quasi due anni possiamo affermare che molti progetti sono già decollati, e altri si stanno concretizzando. È necessario però che anche il governo ci dia una mano nella definizione di norme chiare che possano essere comprese dal cittadino e quindi utilizzate”.
Nel frattempo per le CER si aspetta l’ultimo atteso decreto attuativo del D.lgs.199/01 che recepisce la cosiddetta Direttiva europea RED II. Ma per molti il tema non è solo quello delle norme o dei relativi incentivi, bensì un approccio culturale innovativo, perché è vero che l’Italia è in ritardo sul processo normativo, ma è altrettanto vero che ci sono tantissime cose ancora da mettere in atto.
“Quando si parla di CER” ha esordito Sergio Olivero, responsabile Business &Finance Innovation dell’Energy Center del Politecnico di Torino, da anni impegnato nello sviluppo di questo modello di autoconsumo energetico, “si pensa soprattutto alla parte normativa, ma in realtà è fondamentale ragionare su quelle che sono le CER oggi e su quello che saranno nel giro di un anno. La vera rivoluzione per le CER sarà quella di dargli una capacità di autogestione e non farle gestire da qualcuno e soprattutto evitare di moltiplicare per ogni CER le strutture di management, piuttosto andare verso una gestione aggregata”.
Della stessa idea Alberto Prospero Direttore di Ener.bit (una ESCO controllata dalla provincia di Biella) che pur ribandendo ancora l’assenza di una normativa completa, ha evidenziato come il vero punto di svolta sia quello di coinvolgere i vari stakeholder. La vera sfida, ha dichiarato, “è quella di organizzare CER che contengano una pluralità di soggetti, con l’obiettivo di coniugare le esigenze dei vari soggetti e in particolare le necessità estremamente diverse del soggetto pubblico e di quelle privato”.
Per Matteo Zulianello RSE, responsabile del progetto di ricerca di sistema, quando si parla di CER non si intende più un classico progetto di rinnovabili, “siamo di fronte a uno scenario diverso” ha commentato. È molto di più di semplici impianti di rinnovabili. Ma soprattutto, l’elemento importante per l’immediato futuro è quello di definire un nuovo soggetto giuridico che vada a mediare gli interessi di soggetti diversi”.
Fondamentale ha commentato invece Stefano Pizzuti, responsabile Divisione “Smart Energy” di Enea “che per le Comunità energetiche si intersechino tre dimensioni, quella tecnologica, quella economica e quella dimensione sociale. Sono dimensioni che si integrano, e per far questo abbiamo bisogno di professionisti dalle competenze multidisciplinari, tre dimensioni che devono essere replicabili in maniera simile sui diversi territori e che devono avere la sostenibilità finanziaria”. Secondo Pizzuti poi quando si parla di CER, non si può non toccare il tema della digitalizzazione, quindi la definizione di approcci standardizzati gratuiti e aperti a tutti. Ma poi l’attenzione deve andare nella fase della valutazione per comprendere le funzionalità e l’efficacia di un impianto rinnovabile. Infine c’è bisogno di governare il processo, in questo senso ha ricordato l’Osservatorio sulle CER costituito da Enea composto da 4 tavoli di lavoro tematici e finalizzato appunto a monitorare il processo e dare un indirizzo unico, in modo che non ci siano squilibri territoriali.
“Le CER” ha chiuso infine Francesco Meneghetti, amministratore delegato di “Fabbrica digitale” e Presidente di GAL Terre del Po, “sono una rivoluzione di approccio che stiamo portando al tema dell’energia. Non è più un tema di pochi, ma un ‘opportunità per molti, è un’opportunità del territorio non del singolo soggetto che non può che essere affrontata senza lo strumento dell’intelligenza artificiale. Nelle CER c’è il futuro dell’energia e di tutti noi”.