Il «cantiere» del Pnrr (il Piano nazionale di ripresa e resilienza, il documento assemblato dal governo italiano con l’obiettivo di rilanciare il nostro Paese, con considerevoli risorse europee, dopo gli effetti negativi della pandemia da Covid-19) potrebbe riaprirsi, nel 2022, secondo il ministro delle Infrastrutture e della mobilità sostenibili Enrico Giovannini, per fronteggiare un «evento eccezionale» quale è l’aumento delle materie prime ed il conseguente rincaro delle tariffe di luce e gas. È stato lo stesso titolare del dicastero di piazzale di Porta Pia a parlarne, nelle ultime ore, chiarendo che l’anno appena cominciato è «cruciale sotto tanti punti di vista, ma anche per una possibile revisione dei Piani di ripresa presentati dai vari Paesi», visto che il «forte» incremento dei prezzi energetici «metterà sotto pressione gli enti appaltatori», dunque ciò «potrebbe richiedere, a livello europeo e nazionale, un aggiustamento» sia del Pnrr della Penisola, sia dei programmi di altre nazioni del Vecchio Continente.
Il «restyling» di quanto messo finora nero su bianco da palazzo Chigi, tuttavia, non sembra essere una impresa facilissima, giacché Bruxelles sta già osservando attentamente i dati macroeconomici dell’Italia (a partire da quello sulla spesa corrente, come sottolineato dal vicepresidente della Commissione Ue Valdis Dombrovskis, valutato in aumento dell’1,5%), mentre attualmente è ancora sotto esame, da parte dell’esecutivo europeo, la richiesta di pagamento giunta da Roma per la prima «tranche» da 24 miliardi dei fondi. Ma, in ogni caso, nel 2022, il governo è chiamato a rispettare il centinaio di obiettivi del Piano: a ribadirlo è stato pure il sottosegretario all’Economia Maria Cecilia Guerra, sostenendo che, di quei 100 impegni, 45 sono da attuare «nel primo semestre, e questi interessano soprattutto la transizione ecologica, la salute, la cultura, lo sviluppo economico» e, «al fianco dell’intensa attività per realizzare questi obiettivi, c’è una intensa attività anche di tipo normativo» per raggiungere i traguardi prefissati.
Tornando alla questione dell’«escalation» delle materie prime, Giovannini, menzionando il decreto approvato dal Consiglio dei ministri la scorsa settimana, ha evidenziato che nel testo sono «previsti nuovi meccanismi di adeguamento dei prezzi di aggiudicazione», in virtù di due aspetti: il primo è quello dei prezzi a base d’asta, con le linee guida sulla definizione dei prezziari regionali che saranno emanate dall’Istat, mentre il secondo fissa «un meccanismo di aggiustamento dei prezzi in corso d’opera molto meno penalizzante per le imprese», laddove la franchigia a loro carico «si riduce in modo consistente».
Al momento, però, da Bruxelles giungono segnali di cautela: una volta che il Pnrr di un Paese membro è stato approvato dal Consiglio Ue, viene fatto trapelare, solamente «in casi eccezionali il Paese in questione può chiedere una revisione del Piano». Qualunque mossa sul Piano, ad ogni modo, il nostro Esecutivo non potrà farla, se non si sarà conclusa (verosimilmente entro questa settimana) la «partita» dell’elezione del nuovo presidente della Repubblica.