Il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso: entro il 2023 la fine della dipendenza dalle fonti energetiche della Russia
Fine della dipendenza dalle fonti energetiche russe nell’anno in corso: è ciò che fa sapere il nostro governo, per bocca del ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso che, intervistato oggi da un quotidiano, chiarisce che entro il 2023 ci sarà l’affrancamento, a fronte «del 40% che acquistavano da Mosca nel 2021 e del 16% registrato lo scorso anno.
Dal prossimo anno potremo fornire anche altri Paesi e, in poco tempo, diventeremo l’«hub» del gas europeo, anche grazie al raddoppio del Tap (il gasdotto trans-adriatico) azero», ha sottolineato. Il titolare del dicastero di via Molise, inoltre, ha specificato che, grazie ai due rigassificatori di Piombino e Ravenna «che saranno installati prima dell’estate, saremo liberi dalla Russia: produrranno 10 miliardi di metri cubi di gas, esattamente quelli importati da Mosca lo scorso anno», però la stessa linea andrà perseguita dal nostro Esecutivo sul versante dell’elettricità, giacché, ha affermato ancora, «con Terna possiamo diventare «hub» elettrico del Mediterraneo e con la Megafactory di Enel a Catania i maggiori produttori di pannelli solari in Europa.
Il futuro del Paese passa dagli investimenti su tecnologia green e digitale: dalle batterie ai semiconduttori, ma anche turbine, accumulatori e pannelli», sono state le parole di Urso.
E, nella giornata di ieri, dall’Algeria, che nel 2022 è diventata il primo fornitore di gas naturale dell’Italia, è giunta notizia, da parte del locale ministro dell’Energia Mohamed Arkab, dell’avvenuta fornitura al nostro Paese, nell’anno passato, di «oltre 25 miliardi di metri cubi di gas, con un incremento del 10%», ha dichiarato il rappresentante del governo della nazione nordafricana.
Nel frattempo, oggi la Commissione europea ha pubblicato la proposta di criteri tecnici (strumenti necessari per il conteggio dei «target» di energia rinnovabile degli Stati membri) per la definizione corretta dell’idrogeno «verde» e rinnovabile nel perimetro dell’area comunitaria: potrà essere considerato «green», viene puntualizzato nel documento di Bruxelles, se è stato sì prodotto con elettricità rinnovabile, ma anche con elettricità a bassissima intensità di emissioni, e questo significa che è stato confezionato mediante dei «mix» energetici, che si avvalgono di una significativa quota del nucleare.
Alla Commissione Ue, viene rammentato, ci sono voluti più di sette mesi per trovare un equilibrio tra le richieste di Paesi come la Francia di veder riconosciuto l’idrogeno da nucleare, e la Germania, che si era detta, invece, contraria. Le cronache riportano momenti di agitazione, a Bruxelles, il 7 febbraio scorso, quando il relatore dell’Europarlamento sulla nuova direttiva per le energie rinnovabili, il popolare tedesco Markus Pieper, aveva dato l’«altolà» all’iter legislativo della proposta, fino alla pubblicazione degli odierni criteri tecnici. L’Ue mira a raggiungere 10 milioni di tonnellate di produzione interna di idrogeno rinnovabile e 10 milioni di tonnellate di idrogeno rinnovabile importato entro il 2030.