Dalle case alle auto, dal Mes agli aiuti di stato, molte le sfide comunitarie che attendono il governo italiano
L’Europa a gamba tesa sull’agenda del governo Meloni. In realtà, sulle agende di tutti i governi europei, ma per il nostro paese l’impatto sembra essere ancora maggiore. Sono in corso discussioni, infatti, su una serie di norme che potrebbero cambiare radicalmente alcuni settori nella penisola.
Parliamo, ad esempio, della questione case green, o di quella delle automobili diesel e benzina. Ma si potrebbero aggiungere le concessioni balneari, gli aiuti di stato o il Mes, solo per rimanere nelle polemiche più “calde”. Comunque vada, l’approvazione o meno di queste disposizioni avrà un effetto importante sul paese e sul governo che lo guida.
Sulle automobili la questione più attuale: sintetizzando al massimo, la direttiva prevede lo stop alle auto benzina e diesel a partire dal 2035. La norma è stata fortemente contestata non solo dall’Italia, ma anche da altri importanti paesi Ue, come la Germania. Pare che si sia raggiunto un accordo per l’utilizzo dei carburanti sintetici, una modifica fortemente voluta dal governo tedesco, che potrebbe quindi cambiare posizione sulla direttiva. Domani, 28 marzo, ci sarà la discussione a Bruxelles.
Per quanto riguarda la direttiva case, invece, qui l’obiettivo è di tagliare le emissioni almeno del 55% entro il 2030 (rispetto ai valori del 1990), o comunque quello di raggiungere la classe energetica E entro la stessa data. Il tema è particolarmente sentito in Italia e il governo a più riprese ha manifestato tutto il suo disappunto. I numeri ci permettono di dare una spiegazione: in Italia ci sono circa 12,2 milioni di edifici residenziali e, secondo i dati Enea, l’86% si trova in classi energetiche D o inferiori. Dalla direttiva sono esclusi gli edifici storici, i luoghi di culto e gli edifici tecnici (e anche le seconde case).
Misure, quindi, che fissano precise date di scadenza entro le quali i paesi devono adeguarsi. Ma come insegna la realtà italiana, spesso le date decise a Bruxelles non vengono rispettate nel dettaglio. È il caso, ad esempio, delle concessioni balneari: l’Europa da ormai più di un decennio spinge per una piena applicazione della direttiva Bolkestein, con il Consiglio di stato italiano che ha da poco dichiarato illegittime le proroghe automatiche. La soluzione pensata è quella di mettere a gara solo le concessioni partite dopo la direttiva (datata 2006).
Ci sono, infine, un paio di argomenti più legati a concetti di “finanza pubblica”, ovvero il Mes e la vicenda aiuti di stato. Su quest’ultimo punto è in corso una discussione per riformare il concetto di aiuti di stato in Europa, ad oggi troppo legato alla salute economico-finanziaria dei paesi stessi. L’idea è quella di prevede aiuti europei, non più aiuti nazionali finanziati con fondi Ue. Su questa scia anche l’ipotesi di superare i trattati di Maastricht e, quindi, di rendere meno stringenti i vincoli di bilancio. Per quanto riguarda il Mes, infine, il governo italiano è l’unico a non aver ancora approvato la riforma del Meccanismo. Uno strumento fortemente contrastato dalla premier, che ha testualmente affermato che finché ci sarà lei l’Italia non aderirà al Mes.