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Draghi chiede sblocco riforme per attivare Pnrr. Cdm autorizza la fiducia su Ddl concorrenza

da | 20 Mag 2022 | In evidenza

Comunità energetiche 2023

Il disegno di legge sulla concorrenza verso la fiducia. E verso l’approvazione entro fine mese. L’annuncio è arrivato ieri alla conclusione di un Consiglio dei ministri lampo convocato d’urgenza dal premier Draghi proprio per mettere partiti e governo di fronte alla responsabilità di procedere con rapidità all’approvazione delle riforme in esso contenute che rappresentano il passaggio fondamentale per attuare il Piano nazionale di riforma e resilienza e la cui mancata approvazione potrebbe mettere a rischio i fondi per l’Italia. “Il mancato rispetto di questa tempistica”, ha detto il premier, “metterebbe a rischio, insostenibilmente, il raggiungimento di un obiettivo fondamentale del Pnrr, punto principale del programma di governo”. Nel corso delle sue comunicazioni in Cdm, il presidente del Consiglio ha anche informato i ministri sull’iter del ddl Concorrenza ricordando che – sulla base degli impegni assunti con il Pnrr – entro dicembre 2022 è necessario approvare non solo la legge delega, ma anche i relativi decreti delegati.

La riforma della Concorrenza, infatti, è ferma ormai da mesi in commissione Industria al Senato e la direzione presa fin’ora durante la discussione parlamentare sembrava essere stata quella di un ridimensionamento della portata liberalizzatrice rispetto al testo uscito dal Consiglio dei ministri. Uno dei nodi più critici del ddl Concorrenza riguarda le concessioni balneari: in un primo tempo si era previsto di limitarsi a fare una mappatura della situazione esistente, strada stravolta dopo l’intervento del consiglio di Stato che ha stabilito la validità delle concessioni esistenti solo fino alle fine del 2023. Chi si oppone totalmente è la Lega che propone invece di rinviare le gare di altri 5 anni. Ma questo è solo uno dei punti su cui discutono i partiti: a partire dai servizi pubblici locali che perde uno dei punti qualificanti cioè la previsione tra i criteri della delega, per gli appalti sopra soglia comunitaria, di una motivazione anticipata da trasmettere all’Antitrust in caso di ricorso alla gestione in-house del servizio quindi con rinuncia al mercato. Resta solo una motivazione qualificata, praticamente ex post.

Ma non è l’unico passaggio ritoccato nelle ultime settimane dopo il lungo confronto tra governo e maggioranza. Di fronte alle pressioni di alcuni parlamentari per ottenere adeguate tutele sul servizio di gestione dell’acqua, infatti, tra le novità potrebbe essere specificato nel testo che dovranno essere tenute in «adeguata considerazione» le differenze tra i servizi di interesse economico generale a rete e gli altri servizi pubblici locali di rilevanza economica, anche ai fini «della scelta tra autoproduzione e ricorso al mercato». Insomma, un insieme di paletti che potrebbero limitare il governo nell’esercizio della delega. Come quando rispetto alla previsione di criteri per l’istituzione di regimi speciali o esclusivi in conformità alla normativa Ue, si aggiunge il passaggio che tiene in considerazione le «peculiari» caratteristiche economiche, sociali, ambientali e geomorfologiche del contesto territoriale «che non permettano un efficace e utile ricorso al mercato».

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Su altre derive anti-concorrenziali il governo fino ad ora aveva tenuto il punto, definendo non percorribile, ad esempio, l’introduzione di un divieto generale di alienazione della proprietà pubblica che pure era emerso tra le proposte della maggioranza e ha frenato sul tentativo di riscrivere le clausole sociali per l’occupazione in modo che fossero una preferenza de facto per il rinnovo del gestore uscente. Tra le altre novità figurava infine un esteso ricorso ai pareri dell’Authority dell’energia e delle reti (Arera) nella definizione della delega, precisando inoltre che sono salve in ogni caso le sue competenze in materia di regolazione economico-tariffaria e della qualità del servizio.

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