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Divieto cibi sintetici, arriva l’ok del Senato

da | 20 Lug 2023 | Tecnologie alimentari

Comunità energetiche 2023

A palazzo Madama il primo si sul disegno di legge al divieto cibi sintetici, che cambia nome

Primo si (con cambio di nome) al divieto di alimenti e mangimi sintetici.

L’aula del Senato, infatti, ha approvato con 93 voti favorevoli, 28 contrari e 33 astenuti il disegno di legge di iniziativa governativa, che tanto aveva fatto discutere a fine marzo, quando fu approvato dal Consiglio dei ministri. Il provvedimento passa da essere titolato “Disposizioni in materia di divieto di produzione e immissione sul mercato di alimenti e mangimi sintetici” a “Disposizioni in materia di divieto di produzione e di immissione sul mercato di alimenti e mangimi costituiti, isolati o prodotti a partire da colture cellulari o di tessuti derivanti da animali vertebrati nonché di divieto della denominazione di carne per prodotti trasformati contenenti proteine vegetali”.

Il testo è perciò ora atteso alla Camera per la seconda lettura. Si tratta di sei articoli, la cui motivazione si trova nelle premesse al decreto stesso.

“Va sottolineato che, da numerosi studi condotti da esperti e pubblicati su riviste di levatura internazionale, emerge come solo poche ricerche abbiano affrontato, breve­mente, gli aspetti di sicurezza della carne coltivata e, più in generale, del cibo cosid­detto sintetico. Infatti, viene evidenziato come l’impatto della lavorazione sugli aspetti relativi all’ottenimento di un profilo nutrizionale ottimale, sia ancora oggetto di ricerca futura”, si legge nel testo.

Perciò, prosegue l’articolato, “non è per nulla verificato quale sarà l’effetto che il consumo di alimenti sin­tetici potrebbe generare sulla salute umana”.

Dopo le varie definizioni, riportate nell’articolo 1, la parte consistente della nuova normativa viene descritta dall’articolo 2 che, come afferma la relazione tecnica al ddl “dispone il divieto di produzione e commercializzazione di alimenti sintetici”, una disposizione che trova la sua ratio “nel principio di precauzione”, previsto dalla stessa normativa europea (articolo 191 Tfue).

La misura, rivolta agli operatori del settore alimentare e dei mangimi, “viene declinata con il divieto di importare, produrre per esportare, somministrare o comunque distribuire per il consumo alimentare, alimenti o mangimi costituiti, isolati o prodotti a partire da colture cellulari o da tessuti derivanti da animali vertebrati”. Le sanzioni vengono elencate all’articolo 4; salvo che il fatto non costituisca reato, la sanzione amministrativa pecuniaria va da un minimo di 10 mila euro a un massimo di 60 mila o del 10% del fatturato totale annuo dell’ultimo esercizio. La sanzione massima non potrà comunque superare i 150 mila euro. A ciò si accompagnerà la confisca del prodotto illecito e il divieto di accesso a contributi e finanziamenti statali per un minimo di un anno e un massimo di tre anni.

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