Equo compenso è legge
La disciplina dell’equo compenso per le prestazioni dei liberi professionisti diventa legge dello Stato: oggi pomeriggio, infatti, col via libera da parte dell’Aula della Camera (con 213 voti a favore, nessun contrario, e 59 astenuti, ossia i deputati del Pd), si è concluso il percorso del provvedimento di FdI e Lega che stabilisce che è giusta la remunerazione per gli autonomi commisurata alla «qualità e alla quantità del lavoro svolto», e che rispetta specifici parametri ministeriali.
Il testo interviene sull’ambito applicativo della disciplina vigente (del 2017, ndr), ampliandolo sia per quanto riguarda i professionisti interessati, tra i quali sono inclusi gli esercenti professioni non ordinistiche, sia per quanto riguarda la committenza che viene estesa anche a tutte le imprese che impiegano più di 50 dipendenti o fatturano più di 10 milioni di euro; l’iniziativa, poi, disciplina la nullità delle clausole che prevedono un compenso per il professionista inferiore ai parametri, nonché di ulteriori specifiche clausole indicative di uno squilibrio nei rapporti tra professionista e impresa, rimettendo al giudice il compito di rideterminare il compenso iniquo ed eventualmente di condannare l’azienda che si è servita della prestazione del lavoratore autonomo al pagamento di un indennizzo in suo favore del professionista.
Sanzioni a chi viola l’equo compenso
Nel provvedimento, a seguire, viene previsto che gli Ordini e i Collegi professionali debbano adottare disposizioni deontologiche volte a sanzionare il professionista che violi le disposizioni sull’equo compenso; inoltre, si consente alle imprese committenti di adottare modelli standard di convenzione concordati con le rappresentanze professionali, presumendo che i compensi ivi individuati e si prevede la possibilità che il parere di congruità del compenso emesso dall’ordine o dal collegio professionale acquisti l’efficacia di titolo esecutivo.
Il testo legislativo disciplina anche la decorrenza dei termini di prescrizione delle azioni relative al diritto al compenso e alla responsabilità professionale, così come consente la tutela dei diritti individuali omogenei dei professionisti attraverso la «class action», che può essere proposta dalle rappresentanze professionali.
Osservatorio Nazionale sull’Equo Compenso
C’è, poi, l’istituzione presso il ministero della Giustizia (il dicastero vigilante sugli Ordini ed i Collegi) dell’Osservatorio nazionale sull’equo compenso, e si stabilisce una disposizione transitoria che esclude dall’ambito di applicazione della nuova disciplina le convenzioni in corso, sottoscritte prima della riforma.
Soddisfazione di ProfessionItaliane
«Grande» è la «soddisfazione» di ProfessionItaliane, l’associazione che rappresenta 23 Consigli nazionali delle professioni ordinistiche ed oltre 2 milioni di professionisti, per l’approvazione della nuova legge sull’equo compenso, che – recita una nota – integra e migliora quella approvata nel 2017, rendendone più incisiva ed operativa l’applicazione. «Non c’è dubbio – recita una nota dell’organismo – che occorrerà apportare alcune modifiche, già condivise con le rappresentanze delle forze politiche, al testo di legge per giungere, in un secondo momento, al completamento del principio dell’equo compenso, in modo che questo possa sviluppare appieno la sua efficacia, a tutela della qualità delle prestazioni professionali e, di conseguenza, della collettività». L’Associazione, «nel ringraziare tutte le forze politiche che hanno approvato il provvedimento, su proposta del presidente del Consiglio Giorgia Meloni e dell’onorevole leghista Jacopo Morrone, e i parlamentari di FdI Andrea De Bertoldi e della Lega Erika Stefani, annuncia l’organizzazione – a breve – di un convegno, durante il quale verranno esposte, alla presenza di rappresentanti del governo e del mondo della politica, le novità e l’importanza di questa legge».
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