Ne soffrono tre lavoratori su cinque
Tre lavoratori su cinque lamentano disturbi muscoloscheletrici (DMS) lavoro-correlati, ovvero compromissioni delle strutture corporee, quali muscoli, articolazioni e tendini, che sono causati o aggravati principalmente dal lavoro o dagli effetti dell’ambiente di lavoro immediato. Lo confermano i dati dell’Indagine Europea sulle condizioni di lavoro sottolineando come, tali disturbi, “possono essere estremamente nocivi per la qualità di vita individuale e la capacità di lavorare e rappresentano una delle cause più frequenti di disabilità, congedi per malattia e prepensionamenti”.
Secondo l’Indagine europea fra le imprese sui rischi nuovi ed emergenti, il fattore di rischio più frequentemente identificato nei paesi europei è costituito da movimenti ripetitivi della mano o del braccio (segnalato dal 65% delle imprese). Altri rischi connessi ai DMS includono la postura seduta prolungata (61%), spesso considerata un rischio di DMS nuovo o emergente, il sollevamento o lo spostamento di persone o carichi pesanti (52 %), pressioni esercitate da urgenze temporali (45 %) e posizioni faticose o dolorose (31%). Benché sia possibile prevenirli, i disturbi muscoloscheletrici restano il problema di salute legato all’attività lavorativa più frequente in Europa. Ciò costituisce motivo di preoccupazione non solo per i loro effetti sulla salute dei singoli lavoratori, ma anche per il loro impatto nocivo sulle aziende e sulle economie nazionali.
Sempre secondo l’indagine, infatti, i DMS lavoro-correlati sono una delle cause più comuni di disabilità e congedi per malattia e sono la malattia professionale più comunemente riconosciuta in paesi quali Italia, Francia, Lettonia e Spagna. Peraltro, un terzo dei lavoratori affetti da disturbi muscoloscheletrici e da un altro problema di salute ritiene di non poter continuare a svolgere il proprio lavoro una volta raggiunti i 60 anni di età. Mentre i lavoratori affetti da tali disturbi restano assenti per un periodo di tempo mediamente più lungo rispetto ai colleghi senza problemi di salute.
Ciò comporta un forte impatto dal punto di vista economico: i costi diretti derivanti dai DMS connessi all’attività lavorativa includono le risorse impiegate per l’assistenza sanitaria (spese per la diagnosi, la cura delle malattie e la riabilitazione), le medicine e i costi per gli indennizzi ai lavoratori; i costi indiretti includono quelli causati da disagi per i gruppi di lavoro, cali di produttività, ritardi di produzione e dalla sostituzione di lavoratori. È dunque fondamentale che i datori di lavoro siano informati del problema e ricevano assistenza e orientamenti per la prevenzione o la gestione. I datori di lavoro, infatti, hanno la responsabilità giuridica di garantire che i rischi sul luogo di lavoro siano valutati e controllati adeguatamente e devono riconoscere l’esigenza di adottare in prima linea un approccio preventivo.
I disturbi muscoloscheletrici si possono prevenire e gestire. Per farlo, tuttavia, è fondamentale adottare un approccio integrato basato sui principi della Direttiva quadro sulla sicurezza e salute sui luoghi di lavoro e promuovere una cultura di prevenzione che coinvolga sia i datori di lavoro che i lavoratori. La direttiva quadro europea sulla sicurezza e la salute sul luogo di lavoro, la 89/391 CEE adottata nel 1989, ha rappresentato, infatti, una pietra miliare sostanziale nel miglioramento della sicurezza e della salute sul luogo di lavoro. Garantisce requisiti minimi di sicurezza e salute in tutta Europa, mentre gli Stati membri sono autorizzati a mantenere o stabilire misure più rigorose. I DMS incidendo negativamente sulla capacità lavorativa delle persone, rappresentano un grave onere finanziario per le aziende e le economie. In particolar modo possono creare situazioni di assenteismo: l’assenza dal lavoro a causa dei disturbi muscoloscheletrici rappresenta un’elevata percentuale di giornate lavorative perse negli Stati membri dell’UE. I lavoratori affetti da DMS hanno anche maggiori probabilità, in media, di rimanere assenti per un periodo di tempo più lungo. Altra conseguenza è quella legata al presentismo: l’insorgere di dolori sul lavoro a causa di un disturbo muscoloscheletrico può influire sulle prestazioni e sulla produttività; infine, casi di pensionamento anticipato o forzato: i lavoratori possono essere costretti ad abbandonare totalmente il lavoro e, rispetto ai colleghi che non hanno problemi di salute, sono più propensi a credere che non potranno più svolgere lo stesso lavoro una volta raggiunti i 60 anni.
Ecco, quindi, che prima di tutto, è necessario fare una valutazione dei rischi sul luogo di lavoro: è essenziale per una prevenzione efficace e dovrebbe comprendere la preparazione, la valutazione e l’attuazione di misure preventive e protettive. Il processo di valutazione dei rischi dovrebbe essere rivisto e aggiornato periodicamente. Successivamente, occorre adottare una combinazione di misure preventive per eliminare e controllare i rischi: questa dev’essere la priorità principale per tutti i luoghi di lavoro. Poiché i DMS sono causati da molteplici fattori, la soluzione migliore è un approccio combinato che, per esempio, coinvolga azioni destinate all’ambiente lavorativo (per esempio il ricorso all’ergonomia), l’organizzazione del lavoro (per esempio il permesso di effettuare pause), fattori psicosociali (per esempio la possibilità per i lavoratori di controllare il ritmo di lavoro) e i dipendenti (per esempio fornendo loro una formazione sulle buone posture). Inoltre, occorre favorire e incoraggiare la partecipazione dei lavoratori: i dipendenti dovrebbero essere coinvolti nell’individuazione dei rischi di DMS e delle soluzioni preventive per aiutare le aziende a sviluppare strategie esaustive per la gestione dei disturbi muscoloscheletrici. A questo proposito l’Agenzia europea per la salute e la sicurezza sul lavoro ha promosso la campagna «Ambienti di lavoro sani e sicuri. Alleggeriamo il carico!», con la creazione di una banca dati, strumenti pratici e pubblicazioni di riferimento.
Considerando l’alto tasso di prevalenza dei DMS lavoro-correlati, investire nella prevenzione della loro insorgenza è una scelta molto sensata per le imprese. Dal momento che è possibile gestire e prevenire i disturbi muscoloscheletrici, si possono ridurre i costi associati. In caso di sviluppo di un DMS, l’adozione di semplici misure, come la messa a disposizione di un sostegno professionale e l’adeguamento dell’ambiente di lavoro alla comparsa dei sintomi, riduce significativamente la possibilità di assenze prolungate dal lavoro. Queste misure di prevenzione e di intervento precoce possono ridurre l’assenteismo, aumentare la produttività e comportare risparmi effettivi per le imprese e per i sistemi sanitari e di previdenza sociale nazionali.