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Dal Def conti pubblici in miglioramento e taglio del cuneo fiscale

da | 12 Apr 2023 | Competenze multidisciplinari

Tre miliardi per abbattere il costo del lavoro. Giù la pressione fiscale da qui al 2026

Quadro macroeconomico dei conti pubblici in miglioramento rispetto alle attese, tre miliardi per tagliare ulteriormente il cuneo fiscale e altre misure per ridurre la pressione fiscale. Per quanto riguarda il Pnrr è necessario lavorare su un orizzonte temporale che superi quello fissato dal piano europeo, che quindi non si arresti al 2026. Sono questi gli elementi principali del Def, il Documento di economia e finanza approvato ieri dal Consiglio dei ministri, che traccia la strada di quella che sarà la prossima legge di bilancio.

Nel commentare il documento la premier Giorgia Meloni ha dato qualche anticipazione sulla prossima manovra, che tratterà il tema della natalità: “Dalla prossima legge di bilancio bisogna porsi con concretezza il problema del calo demografico e delle nuove nascite, con misure adeguate”, le parole del presidente del consiglio.

Un tema rimarcato anche dal ministro dell’economia Giancarlo Giorgetti: “le riforme avviate intendono riaccendere la fiducia nel futuro tutelando la natalità e le famiglie anche attraverso la riforma fiscale che privilegerà i nuclei numerosi. Inoltre, riconoscerà lo spirito imprenditoriale quale motore di sviluppo economico, promuovendo il lavoro quale espressione essenziale dell’essere persona”.

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Def: il Documento di economia e finanza

Il Def, come sempre, non contiene indicazioni precise su quali saranno le misure, ma indica la via sulla base dello stato di salute dei conti pubblici.

Per prima cosa, vengono identificati gli obiettivi prioritari “che ispirano e delineano la politica economica del governo” e che “possono essere sintetizzati nel sostegno alla crescita e al benessere dei cittadini, con nuovi interventi in favore di famiglie (in particolare per quelle numerose sono previste misure anche nella riforma fiscale) e imprese nonché misure destinate a rilanciare gli investimenti e rafforzare la competitività del paese; la sostenibilità dei conti pubblici con una graduale riduzione di deficit e debito”.

Come accennato, la situazione dei conti pubblici è migliore di quella prospettata solo pochi mesi fa; nel 2022 il rapporto debito/Pil è risultato pari al 144,4%, 1,3 punti percentuali inferiore rispetto alla previsione del Documento programmatico di bilancio (Dpb) dello scorso novembre.

Scenario per il 2023

Una diminuzione che, coerentemente agli obiettivi indicati nello scenario programmatico continuerà progressivamente a scendere nel 2023, al 142,1%, nel 2024, al 141,4, fino a raggiungere il 140,4% nel 2026.Tuttavia, non possono essere ignorati gli effetti di riduzione del rapporto debito / Pil che si sarebbero potuti registrare se il Superbonus non avesse auto gli impatti sui saldi di finanza pubblica che sono stati finora registrati”, si legge nel documento. In questo scenario il Pil quest’anno dovrebbe crescere dello 0,9%, anche qui in rialzo rispetto allo 0,6% indicato dal Dpb.

Questi risparmi di spesa permetteranno una serie di interventi, tra cui quello già citato sul cuneo fiscale: “a fronte di una stima di deficit tendenziale per l’anno in corso pari al 4,35% del Pil, il mantenimento dell’obiettivo di deficit esistente (4,5%) permetterà di introdurre, con un provvedimento di prossima attuazione, un taglio dei contributi sociali a carico dei lavoratori dipendenti con redditi medio-bassi di oltre 3 miliardi a valere sull’anno in corso. Il documento prevede una discesa della pressione fiscale, che passerà dal 43,3% di quest’anno al 42,7% entro il 2026.

Sul Pnrr, infine, l’esigenza è quella di andare anche oltre il Piano. Nel testo si legge, infatti, che “per rendere il nostro paese più dinamico, innovativo e inclusivo non basta soltanto il Pnrr. È necessario, infatti, investire anche per rafforzare la capacità produttiva nazionale e lavorare su un orizzonte temporale più esteso di quello del Piano e che consenta di creare condizioni adeguate a evitare nuove fiammate inflazionistiche. È questo un tema che deve essere affrontato non solo in Italia, ma anche in Europa”.

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