Gli architetti italiani provengono da «una fase di crisi, aggravata ulteriormente dall’emergenza sanitaria», destino che li accomuna alla buona parte delle categorie di lavoratori autonomi (oltre a diversi strati del tessuto sociale e produttivo italiane).
Tuttavia, se si guarda all’orizzonte, «si aprono una serie di nuove possibilità che riguardano il nostro Paese, anche in riferimento all’Europa», e al Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), in cui «credo sia possibile anche da parte nostra introdurre una strategia nuova, innovativa», in grado di rimettere «al centro le attività che riguardano il governo del territorio, le città, i temi a noi cari», a partire dalla «qualità dell’architettura». È con queste parole che si è presentato alla Conferenza degli Ordini degli architetti il nuovo presidente del Consiglio nazionale della categoria, Francesco Miceli; dal palco dell’Auditorium del Massimo, a Roma, si è soffermato sulle strade che i suoi colleghi dovranno intraprendere, rivendicando l’urgenza di rimettere al centro «la dignità della nostra professione», puntando a far sì che venga conosciuto maggiormente «il ruolo sociale dell’architetto ed il suo essere portatore di un interesse generale, pubblico».
Rimboccarsi le maniche, ha aggiunto, passa attraverso l’esigenza di affrontare la «riduzione molto significativa del mercato del lavoro professionale, soprattutto nel campo dei sevizi della progettazione, al netto degli ultimi processi legati al famoso Superbonus 110%, che va considerato come una «bolla», che ha un inizio e, probabilmente, una fine, ma non so con quali risultati», ha precisato il presidente, sostenendo che, al netto di tale «bolla», il mercato del lavoro professionale qualificato« si è dimezzato del 50%. Noi abbiamo il dovere di porre l’attenzione, di menzionare questo dato e di operare e lavorare, perché ci sia un ampliamento di questo mercato», privilegiando la «ricerca della qualità».
Guardando all’ambito europeo, il presidente ha citato «la Next Generation EU, e soprattutto la New European Bauhaus», le cui strategie «possono essere una grande sponda per far rivivere e dare forza e centralità alla nostra professione. Perché l’Europa qua ci dice che dobbiamo fare una rivoluzione culturale, cambiare il sistema, che ci sono delle figure importanti in questo processo, come anche la figura dell’architetto, che porta con sé la riunificazione di due ambiti ad oggi in conflitto tra loro, da una parte la tecnologia e la scienza, dall’altra la cultura umanistica, l’arte e l’architettura», aggiungendo che «siamo una figura professionale che è la sintesi tra questi due ambiti, perché siamo dei tecnici, utilizziamo la scienza, ma non abbiamo mai abbandonato la nostra capacità di guardare oltre, di avere una visione, in cui al centro c’è l’uomo».
Miceli, eletto a maggio, per il quinquennio 2021/2026 guiderà una comunità professionale che conta 153.692 iscritti ai 105 Ordini territoriali, di cui 65.391 donne e 88.301 uomini.