Il conflitto scatenatosi a partire dallo scorso febbraio in Ucraina da oggi ha (rilevanti) effetti sulla fornitura alla nostra Penisola di materie prime energetiche dall’Est europeo: l’Eni, infatti, come si è appreso dalla piattaforma del Gestore stesso, «ha ricevuto comunicazione di una limitata riduzione dei flussi dal proprio fornitore russo relativamente all’approvvigionamento del gas verso l’Italia», e «continuerà a monitorare l’evoluzione della situazione e comunicherà eventuali aggiornamenti». A seguire, poi, poco fa un portavoce dell’Eni ha confermato che il colosso del settore del Paese governato da Vladimir Putin, Gazprom, «ha comunicato una limitata riduzione delle forniture di gas per la giornata di oggi, pari a circa il 15%», mentre dalla Commissione europea sono arrivate parole rassicuranti, secondo cui «non c’è alcuna indicazione al momento di rischi sulle forniture energetiche». Rispetto agli stoccaggi di gas, «sono oltre il 50%, oggi a circa il 52-53%, che è anche sopra al punto al quale eravamo l’anno scorso in questo momento», si è appreso, poi, da Bruxelles. Quindi, per l’inverno «i preparativi sono in corso, questo monitoraggio molto attento è in corso e c’è uno sforzo molto più ampio su cui stiamo lavorando per diversificare e cambiare la nostre forniture e fonti di energia».
Nel frattempo, la presidente della Commissione europea, , nella conferenza stampa congiunta con il capo di Stato egiziano Abdel Fattah al Sisi, ha annunciato che «in mattinata abbia firmato un memorandum d’intesa sulla fornitura di gas naturale da Israele all’Egitto, dove avverrà la sua liquefazione e il successivo trasporto all’Unione europea»; il gasdotto da Israele all’Egitto, ha proseguito, «ovviamente trasporta gas, ma deve essere già pronto per l’idrogeno, perché sappiamo che l’idrogeno sarà la risorsa energetica del futuro. Proprio ora stiamo sviluppando con l’Egitto un ambizioso progetto per l’idrogeno che vedo come il primo passo che porti ad un ampio accordo mediterraneo», sono state le parole di von der Leyen.
È, inoltre, sotto i riflettori internazionali come gli effetti della guerra fra Russia e Ucraina e delle sanzioni contro Mosca stiano continuamente mantenendo in tensione il gas il cui prezzo, pur con un ritmo inferiore alla vigilia, guadagna terreno per la terza seduta consecutiva. Il contratto, scambiato ad Amsterdam, riferimento per il metano europeo, guadagna il 2,6% a 99,65 euro al megawattora. Al taglio del 40% del flusso di Gazprom nel Nord Stream verso la Germania e alla chiusura più lunga del previsto, dopo un incendio, di un impianto di esportazione di gas naturale liquefatto negli Stati Uniti, si è aggiunto, com’è noto, in giornata, il taglio del 15% delle forniture del colosso russo all’Eni. È apparso, invece, debole il petrolio: il Wti cede l’1,26% a 117,4 euro al barile, il Brent l’1,1% a 119,8. Fra le materie prime agricole in leggero calo il grano duro a 1.142 dollari (-0,59%) e il frumento a 1.061 dollari (-0,35%).