Ddl sull’equo compenso approvato dalla Commissione Giustizia (e corregge l’errore dell’articolo abrogato dalla riforma Cartabia)
Semaforo verde acceso oggi pomeriggio dalla Commissione Giustizia del Senato sul disegno di legge di Fdi e Lega che mira a rafforzare il principio dell’equo compenso per le prestazioni dei liberi professionisti (nel nostro ordinamento dal 2017 e scarsamente applicato): l’organismo di palazzo Madama ha respinto tutti gli emendamenti presentati quasi interamente dalle opposizioni, tranne uno, a firma del M5s, il cui varo era necessario a causa di un «svista» nel testo trasmesso dai deputati alla fine del mese di gennaio. Il provvedimento, infatti, conteneva la menzione, all’articolo 7, dell’articolo 702-bis del codice di procedura civile che fino al 28 febbraio disciplinava il rito semplificato, e che, però, è stato soppiantato a partire dalla fine del mese passato, ovvero al momento dell’entrata in vigore della «riforma Cartabia», dagli articoli 281-decies e seguenti.
Nel dettaglio, era stato messo nero su bianco che «il parere di congruità emesso dall’Ordine, o dal Collegio professionale sul compenso, o sugli onorari richiesti dal professionista costituisce titolo esecutivo, anche per tutte le spese sostenute e documentate», se «il debitore non propone opposizione innanzi all’autorità giudiziaria, ai sensi dell’articolo 702-bis del codice di procedura civile, entro quaranta giorni dalla notificazione del parere stesso a cura del professionista». La citazione dell’articolo 702-bis del codice di procedura civile era comparsa (e non è stata «ritoccata») sin dalla passata Legislatura, mentre il disegno di legge è stato varato il 25 gennaio, un mese prima dell’entrata in vigore della «riforma Cartabia».
La correzione renderà obbligatorio il passaggio del testo, in terza lettura, alla Camera. Il governo, rappresentato dal viceministro della Giustizia con delega alle professioni Francesco Paolo Sisto, ha anche detto «sì» ai 4 ordini del giorno del centrodestra.
Tra questi, uno ricorda che il disegno di legge introduce «l’Osservatorio nazionale sull’equo compenso, con il compito di vigilare sul rispetto della legge, esprimere pareri o formulare proposte sugli atti normativi che intervengono sui criteri di determinazione della corresponsione o disciplinano le convenzioni, segnalare al ministro della giustizia pratiche elusive di tale ragionevole spettanza e presentare alle Camere una relazione annuale sulla propria attività di vigilanza» e, perciò, poiché «appare determinante perseguire la più generale e diffusa tutela delle categorie» interessate dalla tutela, «impegna il Governo a dare pronta attuazione» alle disposizioni riguardanti l’Osservatorio sulla giusta remunerazione «allo scopo di rilevare, nella prima fase di applicazione della nuova disciplina eventuali squilibri all’interno delle categorie tutelate, dovuti alla determinazione dell’ambito di applicazione». E, allo stesso tempo, a «valutare l’opportunità di adottare successive iniziative legislative finalizzate ad estendere ulteriormente la disciplina dell’equo compenso».