Il restyling del Codice degli appalti prosegue, alla Camera, dopo che la legge delega ha ottenuto il via libera del Senato, all’inizio di marzo: nella Commissione Ambiente, infatti, è fissato per dopodomani, giovedì, il termine per la presentazione degli emendamenti. Nel frattempo, i professionisti dell’area tecnica, riuniti nella Rete (di cui fa parte il Consiglio nazionale dei periti industriali e dei periti industriali laureati), hanno le idee ben chiare sulle modifiche da apportare al testo governativo: occorre, innanzitutto, hanno fatto sapere nel corso di una recentissima audizione nell’organismo parlamentare di Montecitorio, «puntare sulla centralità della progettazione». Il provvedimento, in base alle correzioni avvenute durante l’esame di Palazzo Madama, prevede, con riferimento alla qualificazione delle stazioni appaltanti, l’introduzione della necessità della «definizione di modalità di monitoraggio dell’accorpamento e della riorganizzazione delle stazioni appaltanti» e, perciò, se ne potrebbe dedurre, l’istituzione di una «governance» centralizzata, affinché il complesso percorso di revisione delle funzioni delle stazioni appaltanti sia rispondente a strategie ed indirizzi unitari, e non già rimesso a valutazioni disorganiche e parcellizzate; altra disposizione rilevante, poi, è quella che fissa l’imposizione, in capo alle stazioni appaltanti, in un’ottica di salvaguardia delle imprese, dell’obbligo di inserire nei bandi di gara, negli avvisi e negli inviti, delle clausole di revisione dei prezzi, al verificarsi di particolari condizioni di natura oggettiva, e non prevedibili al momento della formulazione dell’offerta.
La Rete delle professioni tecniche a tal proposito, ha avuto mondo di sottolineare, dinanzi ai deputati, come, «in Italia, l’incidenza dei costi dei servizi tecnici sul costo totale dell’opera risulti del 17,4%, contro una media europea ben al di sopra del 20%», che il fatturato italiano del comparto dei Servizi di ingegneria e architettura sia più basso della media europea (13,9% contro i 18,3%), mentre «i costi ed i tempi di realizzazione delle opere, invece, sono più alti della media» degli altri Stati Ue. Fondamentale, inoltre, è procedere ad un alleggerimento delle procedure e, di conseguenza, dei tempi necessari per l’attuazione dei progetti. Le misure, da inserire nel nuovo Codice, dovrebbero, in sintesi, per i professionisti dell’area tecnica, eliminare ogni forma di regolamentazione superiore ai livelli minimi previsti dalle direttive europee, razionalizzare il quadro normativo in materia di appalti pubblici e concessioni, con spiccato riferimento alle procedure sottosoglia, nonché snellire le procedure per l’accesso ai finanziamenti, al fine di promuovere la più ampia partecipazione delle Pubbliche amministrazioni ai bandi, consentendo l’ammissione ai finanziamenti con il Progetto di fattibilità tecnico-economica.
E, infine, sarebbe opportuno utilizzare i professionisti ordinistici nell’emissione dei pareri sui progetti, «nella logica della sussidiarietà» tra le funzioni che possono svolgere i lavoratori autonomi e ciò che viene effettuato dagli Enti pubblici.