Ridurre la dipendenza dal Gas russo accellerando tutti i progetti rinnovabili off-shore e on-shore. E quindi diversificando le fonti per affrancarsi dall’indipendenza russa. Parola di Roberto Cingolani.
Il ministro della transizione ecologica Roberto Cingolani, nell’informativa in Aula al Senato sui recenti ulteriori rincari del costo dell’energia e sulle misure del governo per contrastarne gli effetti ha tracciato un quadro a tutto tondo sulla situazione energetica dopo lo scoppio della guerra in Ucraina.
Cingolani ha innanzitutto rassicurato sul fatto che nel breve periodo non ci sono elementi di preoccupazione, anche se dovessero interrompersi le forniture di gas dalla Russia, mentre problemi potrebbero esserci nel medio lungo periodo, cioè a partire dal prossimo inverno. Allo stato attuale il flusso di gas dalla Russia «è il più alto registrato in tempi recenti, la fornitura è costante in tutta Europa anzi si è sollevata una riflessione sul fatto che l’Europa sta continuano ad acquistare il gas e questo porta a pagamenti di circa un miliardo di euro al giorno che in un momento di guerra ha implicazioni che vanno oltre il settore energetico: noi, Europa, stiamo comprando gas pagando circa un miliardo al giorno, una riflessione importante in questo momento». Ma il governo, ha assicurato, ha già avviato le contromosse per sostituire il gas russo. Siamo finiti in questa situazione di forte dipendenza dall’estero (importiamo il 95% del gas) anche perché, ha detto il ministro, mentre venti anni fa la produzione del gas copriva il 20% delle necessità ora è scesa a meno del 5%. Non solo. Negli ultimi 10 anni l’Italia ha aumentato la dipendenza dal gas russo, passando dal 25 al 39% circa del totale. Attraverso i 5 gasdotti e i tre rigassificatori di cui disponiamo si può aumentare l’importazione di gas dal nord Africa, dall’Arzeibaijan e da altri Paesi. Il governo ha avviato trattative con Qatar, Algeria, Angola, Congo per ridurre la dipendenza dal gas russo di circa 20 miliardi di metri cubi. E ha deciso di aumentare la produzione nazionale».
Nel lungo termine, invece, «è necessario sostituire i circa 30 miliardi di metri cubi che importiamo ogni anno dalla Russia», ma ci vorranno «minimo tre anni». Il governo punta su nuovi rigassificatori galleggianti in una prima fase (12-18 mesi per metterli in funzione), da sostituire con rigassificatori sulla terra ferma, che però richiedono più tempo, e sull’aumento della produzione nazionale di 2,2 miliardi di metri cubi annui (rispetto ai 3 attuali). Le tensioni sul gas hanno determinato un vertiginoso aumento dei costi dell’energia», saliti di otto volte, con punte superiori a 200 euro a Megawattora: un andamento «molto difficile da spiegare e digerire», ha detto Cingolani, ricordando che il governo finora ha messo in campo misure per oltre 15 miliardi di euro per mitigare il caro-bollette per 29 milioni di famiglie e 6 milioni di imprese. E ora con l’Ue si stanno discutendo misure ulteriori da finanziare con la «tassazione degli extraprofitti» delle aziende.