Il Governo mette la parola fine al Superbonus. Con un decreto infilato fuori sacco nel Consiglio dei ministri di ieri l’esecutivo guidato da Giorgia Meloni approva un decreto-legge di 3 articoli, poi pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n.40 (DL 11/2023) e già in vigore, che di fatto scrive la parola stop alla cessione del credito e allo sconto in fattura (art.121 commi 1 e 2 del DL 34/2020) per tutti i bonus edilizi ad oggi esistenti, e cioè Superbonus, Eco e Sismabonus ordinari, Ristrutturazioni Edilizie, Facciate (ormai terminato), Barriere Architettoniche, impianti fotovoltaici, colonnine di ricarica. Ma le professioni non ci stanno e chiedono di essere ascoltate con urgenza.
Il provvedimento
Dal 17 febbraio 2023 (data di entrata in vigore del DL 11/2023), quindi, con l’eccezione di specifiche deroghe per le operazioni già in corso (cioè per lavori per i quali sia già stata presentata la CILA, o altro titolo abilitativo ove richiesto in caso di interventi di demolizione e ricostruzione), non sarà più possibile per i soggetti che effettuano tali spese optare per il cosiddetto sconto in fattura né per la cessione del credito d’imposta.
Insomma bisognerà pagare l’intervento integralmente e l’unico modo per beneficiare di uno dei bonus edilizi corrispondenti sarà direttamente, cioè detraendolo dalle tasse in dichiarazione dei redditi, spalmando la detrazione su più anni. In aggiunta, il provvedimento – come segnala il Governo nel comunicato stampa ufficiale – abroga anche le norme che prevedevano la possibilità di cedere i crediti relativi a spese per interventi di riqualificazione energetica e di interventi di ristrutturazione importante di primo livello (prestazione energetica) per le parti comuni degli edifici condominiali, con un importo dei lavori pari o superiore a 200.000 euro; spese per interventi di riduzione del rischio sismico realizzati sulle parti comuni di edifici condominiali o realizzati nei comuni ricadenti nelle zone classificate a rischio sismico 1, 2 e 3, mediante demolizione e ricostruzione di interi edifici, eseguiti da imprese di costruzione o ristrutturazione immobiliare, che provvedano alla successiva alienazione dell’immobile (cd. Sismabonus Acquisti). Contestualmente, il decreto vieta anche alle pubbliche amministrazioni di acquistare crediti relativi agli incentivi fiscali per interventi edilizi: questo ‘stop’ arriva dopo alcune iniziative recenti che hanno visto protagoniste, tra le altre, alcune Regioni.
Responsabilità solidale del cessionario: le novità
Il decreto si occupa anche di responsabilità solidale del cessionario (cioè di chi acquista i crediti ‘edilizi’) nei casi di accertata mancata sussistenza dei requisiti che danno diritto ai benefici fiscali. In pratica, non sussisterà concorso nella violazione, e conseguente responsabilità in solido, per il fornitore che ha applicato lo sconto in fattura e per i cessionari che hanno acquisito il credito e che siano in possesso della documentazione utile dimostrare l’effettività delle opere realizzate. Stesso dicasi per i soggetti, diversi dai consumatori o utenti, che acquistano i crediti di imposta da una banca, o da altra società appartenente al gruppo bancario di quella banca, con la quale abbiano stipulato un contratto di conto corrente, con contestuale rilascio di un’attestazione di possesso, da parte della banca o della diversa società del gruppo cedente, di tutta la documentazione.
Il solo mancato possesso della documentazione non costituisce causa di responsabilità solidale per dolo o colpa grave del cessionario, il quale potrà fornire con ogni mezzo prova della propria diligenza o non gravità della negligenza.
Le reazioni della Rpt
Sbigottimento e sconcerto: sono queste le reazioni di praticamente tutti gli ordini e delle associazioni di categoria scioccate dalla notizia della ‘fine’ della cessione del credito, misura che ha trainato il settore edilizio, anche grazie al Superbonus, negli ultimi 2 anni e mezzo (anzi, da più parti si sollevava ancora la necessità di porre rimedio ai crediti incagliati nei cassetti fiscali). In particolare la Rete delle professioni tecniche in una nota di oggi “manifesta la più viva preoccupazione per gli effetti negativi che le suddette norme, recentemente approvate, comporteranno alle attività ed agli impegni in corso da parte dei professionisti che hanno operato ed operano nel rispetto delle norme approvate, svolgendo un ruolo importante ed utile, oltre che necessario, ai fini della tutela dal rischio sismico dei cittadini e degli edifici e delle persone, nonché in relazione all’esigenza, collettiva, di procedere sul percorso della sostenibilità ambientale e del risparmio energetico. La Rete è stata sempre presente ed attiva nelle varie occasioni di confronto con il Governo ed il Parlamento sui temi indicati, anche in numerose audizioni con Commissioni Parlamentari, proponendo soluzioni, tecniche ma anche attente alle esigenze di sostenibilità economica dello Stato, con appositi studi messi a disposizione delle istituzioni.
Per questo motivo ha chiesto di essere audita allo scopo di esporre le proprie valutazioni e proposte per evitare o ridurre gli effetti che la sospensione della possibilità di utilizzo della cessione dei crediti e dello sconto in fattura determineranno non solo per i propri iscritti, ma per le imprese e la collettività, nel rispetto della funzione sussidiaria alle esigenze dello Stato. Lunedì 20, in ogni caso, a Palazzo Chigi il Governo incontrerà una rappresentanza delle stesse Associazioni per ‘spiegare’ i motivi, ovviamente di tipo economico (leggasi: conti in regola) alla base di una decisione così drastica.