Un centenario da commemorare, quello trascorso dall’istituzione dell’Albo degli ingegneri e degli architetti
E una prospettiva cui tendere, quella del vincolo dell’iscrizione per tutti i laureati in Ingegneria (circa un milione di soggetti, in Italia).
È quanto avvenuto oggi, a Roma, alla Pontificia università Urbaniana, dove il presidente del Consiglio nazionale della categoria tecnica che vanta oltre 250.00 iscritti, Angelo Domenico Perrini, ha sostenuto che «a distanza di cento anni dall’istituzione dell’Albo, possiamo dire con certezza che le ragioni che portarono alla sua nascita rimangono ancora perfettamente valide. L’Albo, infatti, fu creato essenzialmente con due obiettivi.
Da un lato tutelare i cittadini, garantendo loro che la progettazione e la realizzazione delle opere fossero eseguite da tecnici competenti. Dall’altro tutelare il titolo di Ingegnere, in un’epoca in cui anche chi ne era sprovvisto poteva esercitare determinate attività, con i rischi conseguenti. Naturalmente in questi cento anni molte cose sono cambiate e si sono evolute».
Oggi, ha aggiunto, «la nostra categoria, grazie all’intensa attività dei suoi organi di rappresentanza (Consiglio nazionale, Ordini territoriali e Federazioni regionali), è in grado di esercitare il ruolo di vera e propria forza sociale, grazie ad un’intensa attività di interlocuzione politica e all’elaborazione di proposte concrete finalizzate alla soluzione di grandi problemi quali il rischio sismico e idrogeologico o la transizione energetica».
Come accennato, però, Perrini ha presentato alla platea e alle Istituzioni la sua proposta «cardine»: «Far comprendere alla società civile e al Legislatore che, come per il medico, indispensabile artefice della salute, e per l’avvocato, difensore del cittadino nelle questioni giudiziarie, è obbligatoria l’iscrizione ad un Albo professionale, a garanzia delle prestazioni svolte, altrettanto lo deve essere per l’ingegnere», giacché è figura «garante della sicurezza della società civile, in tutti i campi in cui opera».
A stretto giro l’apertura a discuterne del viceministro della Giustizia con delega alle professioni Francesco Paolo Sisto, che partecipando all’evento romano, ha pure sostenuto che «le professioni si reggono, se lo Stato ha un’economia forte», e gli esponenti delle varie categorie «garantiscono la legalità dei percorsi, è il nostro grande compito», giacché «abbiamo una finalità pubblica anche noi. Avremo – ha proseguito – la necessità di avere una norma che normalizzi tutto il teatro delle professioni, per consentire alle quote di genere di essere un punto fermo dei criteri elettorali» del mondo ordinistico.
Per Perrini, «sulla scorta dell’esperienza maturata in questi cento anni, ora dobbiamo affrontare le sfide del presente e dell’immediato futuro. Ne intravediamo quattro. Innanzitutto lavorare per arrivare alla piena applicazione dell’Equo compenso per tutti i professionisti. Introdurre nel nuovo Codice dei contratti i necessari aggiustamenti nell’interesse della società civile, in particolare adeguandolo all’equo compenso. Quindi introdurre le lauree abilitanti sulle quali stiamo lavorando da tempo. Infine, prevedere l’obbligatorietà dell’iscrizione all’Albo per quegli ingegneri che svolgono attività professionale alle dipendenze di aziende e Pubbliche amministrazioni», ha chiuso