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Catasto, Periti Industriali: “nessuna riforma è possibile senza il nostro contributo”

da | 25 Mar 2022 | Costruzione, ambiente e territorio, Notizie

Professionisti sussidiari per la riforma del catasto. E delegati quindi dalla Pa alla costituzione di una banca dati catastale. Questa la ricetta del Consiglio nazionale dei Periti Industriali per un efficace riordino del sistema che tenga conto di tutti gli elementi, e far sì che il catasto, accanto al ruolo fiscale, diventi il custode di una banca dati di informazioni complessiva.

La proposta è stata lanciata ieri a Firenze in occasione del convegno “Catasto tra storia e riforma. Il ruolo di sussidiarietà del professionista” organizzato dal Gruppo di Lavoro Catasto del Consiglio Nazionale dei Periti Industriali e che ha visto riuniti attorno a un tavolo rappresentanti delle professioni, delle istituzioni e della politica.

Al centro del dibattito appunto la legge delega sulla riforma fiscale che riguarda la revisione del catasto che, per quanto contenga disposizioni ancora poco specifiche, ha l’obiettivo prioritario di modernizzare i criteri di rilevazione, di avere una nuova mappatura degli immobili e soprattutto di adeguare i valori catastali agli attuali prezzi di mercato. Un altro punto essenziale della riforma – che nasce da una ricerca che il catasto ha fatto alcuni anni fa – è l’emersione di immobili e terreni non accatastati. L’idea è individuare gli immobili attualmente non censiti dal catasto (i cosiddetti “immobili fantasma”), quelli che non rispettano la loro destinazione d’uso e quelli abusivi, facilitando la condivisione dei dati tra Agenzia delle entrate e amministrazioni locali. L’intervento sarà effettivo a decorrere dal 1° gennaio 2026.

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Dunque, come è stato sottolineato, una riforma i cui effetti determineranno una rivoluzione del mercato immobiliare urbano giacchè si andranno a recuperare situazioni di sottostima o sovrastima catastale, dando anche una nuova competitività al settore edilizio.  

Ma è proprio necessaria una riforma del Catasto? Tre le ragioni di un sì, sostiene il documento dei Periti Industriali: innanzitutto per i cambiamenti delle condizioni del mercato i cui valori catastali oggi non rappresentano più il valore reale degli immobili. In secondo luogo perché questi stessi valori non sono stati adeguati all’inflazione tanto che, stando ai dati del Ministero dell’Economia e delle Finanze, il mercato degli immobili residenziali è il doppio del valore catastale, infine perchè l’attuale formula di calcolo dei valori catastali utilizza il numero dei vani mentre sarebbe opportuno passare a una valutazione basata sui metri quadri.

In questa partita il ruolo dei professionisti è fondamentale. L’idea dei Periti Industriali è quella di attuare in concreto il principio di sussidiarietà proprio in questa materia facendo sì che, oltre ai parametri classici, per ogni singolo immobile siano inseriti ulteriori dati quali la certificazione energetica e quella sismica, il fascicolo del fabbricato, le dichiarazioni di conformità degli impianti. In sostanza dati già normalmente richiesti in fase di accatastamento che potrebbero contribuire, proprio attraverso il ruolo dei professionisti, alla costituzione di una banca dati di informazioni oggettive e reali. Il ruolo del professionista, attraverso il principio di sussidiarietà, consentirebbe quindi di effettuare una rivisitazione della classificazione dell’immobile.

Sempre sul principio della sussidiarietà si è soffermato anche Gianni Massa, vice presidente del Consiglio Nazionale degli Ingegneri: “Le professioni tecniche possono essere fondamentali per aumentare il valore del nostro paese. Ecco perché nel caso di una riforma del sistema catastale è giusto che i professionisti possano dire la loro. La tecnica costruisce una proposta strumentale, la politica la porta verso la riforma. I professionisti, attuando anche quel principio di sussidiarietà ancora non del tutto applicato, possono in tal senso fare la differenza”. 

Ma anche il tema delle fiscalità è stato il filo conduttore di altri interventi. “Parlare di invarianza di gettito”, ha aggiunto Antonio Iovine, ex dirigente Area Servizi Catastali dell’Agenzia del territorio, “è un’illusione, piuttosto eliminiamo la burocrazia affinchè la riforma sia un processo semplice, snello e comprensibile a tutti i cittadini”.

“Lo scopo della riforma del catasto”, ha detto Giorgio Spaziani Testa, presidente di Confedilizia, “è noto e il Governo non si è neppure premurato di celarlo, mettendolo invece per iscritto in un documento ufficiale che accompagna il disegno di legge: aumentare la tassazione sugli immobili. Difficile dire quindi che non ci sono finalità fiscali, perché allora non avrebbe senso fare una riforma”.

“Una riforma del catasto andava fatta”, ha commentato Erica Mazzetti, componente VIII Commissione della camera dei deputati, “ma non nel modo in cui è stata posta. Oggi non è il momento di parlare di aumenti di tasse e di patrimoniale, quindi non può essere una riforma che tocca i temi di natura fiscale, ma solo dal punto di vista tecnico, e poi è una riforma che non è stata pensata coinvolgendo chi in concreto ci mette le mani, quindi i professionisti.”.

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