Edifici residenziali in classe E entro il 2030
La direttiva sulle case green per l’efficientamento energetico degli edifici residenziali, con classe E entro il 2030, è stata approvata dalla Commissione UE lo scorso 9 febbraio, ma si tratta solamente del primo ‘passaggio’, visto che il testo della proposta ora dovrà passare al vaglio della Commissione Plenaria (dal 13 al 16 marzo) e poi verrà ‘spedito’ al negoziato con le altre istituzioni europee.
Direttiva case green: di cosa si tratta
La proposta, che interessa un totale di 27 Paesi europei, contiene le regole sull’efficienza energetica degli edifici residenziali: nello specifico si prevede che le ‘nostre’ case raggiungano la classe energetica ‘E’ entro il 2030 e la ‘D’ entro il 2033, con le zero emissioni teoricamente entro il 2050.
Quel che però interessa sia i cittadini che i professionisti dell’edilizia è che, per raggiungere quei livelli (attualmente l’efficienza energetica si misura con una scala che va da ‘A’, minima efficienza, a ‘G’, massima efficienza), sono necessari evidentemente alcuni interventi di ristrutturazione e di efficientemente energetico che hanno dei costi e dei tempi di realizzazione.
Considerando – in aggiunta – che dallo scorso 17 febbraio sono stati aboliti sia lo sconto in fattura che la cessione del credito quali opzioni alternative alla fruizione diretta dei bonus edilizi, capiremo che i problemi si moltiplicano, perché il Decreto Stop Cessioni rischia di disincentivare gli interventi edilizi, soprattutto per chi, non avendo capacità fiscale sufficiente per la fruizione diretta, non avrebbe oggettivamente interesse a commissionarli, almeno non subito.
Tra gli interventi di efficientamento atti a portare in classe ‘E’ o ‘D’ gli edifici residenziali, annoveriamo ad esempio la sostituzione degli infissi, il posizionamento del cappotto termico, la posa di pannelli solari fotovoltaici e non solo, tutti ‘lavori’ per i quali – allo stato attuale – non è previsto un finanziamento dedicato europeo o statale.
La direttiva, però, precisa che gli interventi potranno essere co-finanziati dai singoli Stati o anche da un fondo europeo, ancora però da definire con precisione.
Le esenzioni
Non tutti gli edifici dovranno conformarsi al raggiungimento delle etichette ‘E’ e ‘D’ entro i termini sopracitati, però.
Le esenzioni – comunque da confermare negli step successivi – al momento riguardano gli edifici vincolati, storici, le case vacanza, le chiese, le seconde case e le abitazioni inferiori ai 50 metri quadri.
Le conseguenze in caso di mancato adeguamento
Va detto, per completezza, che nella proposta per le case green non si parla di multe o sanzioni per mancato adeguamento: ogni Stato, quindi, sarà libero di agire come ‘meglio crede’ in tal senso, anche perché è evidente che non tutti gli Stati coinvolti, ad oggi, mostrano lo stesso patrimonio immobiliare o le stesse possibilità di intervenire.
In ogni caso, anche se ‘sotto-etichettate’, le nostre case si potranno vendere o affittare anche dal 2030 in poi, visto che nel testo non si fa menzione contraria in tal senso.
Il commento del Ministro Pichetto Fratin
“La realtà italiana sulle abitazioni ha caratteristiche che la differenziano da altri. Per esempio sulla proprietà la differenza è abissale, l’85% degli italiani è proprietario di una casa. Noi pensiamo che la differenziazione tra Paese e Paese debba portare a una valutazione più graduale“, ha dichiarato sul tema il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin a Radio Anch’io.