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«Caro bollette», cantiere aperto per il (nuovo) decreto da «almeno 7 miliardi»

da | 8 Feb 2022 | In evidenza

Comunità energetiche 2023

Il «nodo» dell’aumento dei prezzi delle materie prime (che si riverbera negativamente sul costo delle nostre bollette di luce e gas) finirà a breve nuovamente sul tavolo del Consiglio dei ministri: a farlo sapere il sottosegretario all’Economia Federico Freni, che ha spiegato come, «ai quasi 5 miliardi di euro stanziati per il primo trimestre, si aggiungerà certamente un ulteriore intervento nelle prossime settimane». In vista, dunque, un decreto con «un importo adeguato a garantire sostegno a imprese e famiglie» che, «ragionevolmente», varrà «almeno 7 miliardi». L’iniziativa, a quanto si apprende, dovrebbe calmierare i prezzi per un determinato periodo di tempo, tuttavia, a giudizio del rappresentante del dicastero di via XX settembre, ciò che l’Esecutivo deve perseguire è «la stabilizzazione del sistema, anche con interventi strutturali. Pensare di far fronte a lungo termine al caro energia solo con iniezioni di liquidità è un po’ come voler svuotare il mare con un cucchiaio», ha dichiarato in un’intervista ad un quotidiano uscita questa mattina. Per Freni, infatti, all’Italia serve «una nuova politica energetica che, in coerenza con gli indirizzi dell’Unione europea, apra finalmente anche al nucleare di ultima generazione. Senza autosufficienza energetica siamo destinati a restare ostaggio di eventi geopolitici di difficile governabilità», ha proseguito Freni, riferendosi alle attuali tensioni nell’Est europeo, in particolare tra Russia ed Ucraina.

A confermare l’apertura del cantiere di un ulteriore provvedimento governativo è pure il leader della Lega Matteo Salvini, parlando stamani di un testo «urgente» e «sostanzioso» per aiutare famiglie ed aziende ad affrontare al meglio il «caro bollette». Ed anticipando che l’approdo a palazzo Chigi del decreto dovrebbe avvenire entro questa, o la prossima settimana al massimo.

A mettere in gran risalto l’urgenza di agire sul tema è stato, nella giornata di ieri, il ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani, affermando, nel corso di una iniziativa pubblica in Liguria, che «l’aumento del prezzo dell’energia rischia di avere un costo totale l’anno prossimo superiore all’intero pacchetto del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Quindi, non è che il Pnrr ci ha messo al sicuro da tutto», ha precisato, evidenziando la necessità della transizione, che deve però essere «giusta», perché «è questa la vera grande sfida, non fare una transizione e basta».

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Il ministro ha, infine, ricordato che la nostra Penisola ha «preso un impegno molto pesante con la Commissione europea. Abbiamo un debito che è oltre il 160%», pertanto «non possiamo permetterci di sbagliare. Ho sentito parlare – ha proseguito – di «piano Marshall»: la cosa principale del Pnrr però non è la massa finanziaria, ma l’aver fatto un piano integrato. Forse, è la prima volta che siamo stati costretti a farlo. E questo è un grosso passo avanti nell’idea di Paese che vogliamo», ha concluso Cingolani.

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