Il Pnrr (Piano nazionale di ripresa e resilienza) subisce un articolato «restyling» sul versante più importante: la dirigenza.
È stato il Consiglio dei ministri di ieri pomeriggio, infatti, a dar vita alla nuova «governance», che cambia la «regia» del PNRR, l’iniziativa di matrice europea (nata per favorire la crescita economica e l’efficienza dei Paesi Ue, all’indomani delle ferite inferte dallo scoppio della pandemia da Covid-19, nel febbrario del 2020) sotto la presidenza del Consiglio dei ministri, con una struttura del tutto riformulata, che assimila quella in forze al dicastero dell’Economia e delle Finanze.
Grazie a tali mosse, nelle intenzioni del governo di Giorgia Meloni, il Piano dovrebbe scansare i vincoli e le lungaggini burocratiche che si sono, ad oggi, interposti sul suo cammino, mettendo a rischio la realizzazione dei diversi «capitoli».
In cosa consisterà?
A spiegare in cosa consisterà l’azione avviata ieri, a palazzo Chigi, il ministro della Funzione pubblica Paolo Zangrillo, che ha parlato di una scelta fatta per «snellire le procedure, per accelerare gli investimenti e i cantieri e dare piena attuazione al Piano. Sono queste le direttrici di intervento che vedono la Pubblica amministrazione intervenire in materie di fondamentale importanza per lo sviluppo del Paese quali ambiente, energia, edilizia scolastica e infrastrutture», ha dichiarato, definendosi, poi, «particolarmente soddisfatto», perché così si velocizzeranno «gli obiettivi e le scadenze del Pnrr. Un percorso», ha proseguito il ministro, «le cui tappe ci porteranno alla semplificazione di 600 procedure entro il 2026, 200 entro il 2024, che intendo anticipare per andare incontro alle esigenze di cittadini e imprese».
Ad affrontare, invece, il tema dei ritardi accumulati il titolare del dicastero incaricato proprio di far avanzare il Piano, Raffaele Fitto: quanto all’utilizzo dei fondi di coesione, ha riferito come su 116 miliardi della programmazione 2014-2020, gli impegni sono stati pari a 67 miliardi e i pagamenti a 36 miliardi. A questo punto, ha detto, l’Esecutivo «punta a rendere efficiente anche l’impiego dei fondi europei, riallineando la programmazione di coesione, Pnrr, e Repower EU, il nuovo piano che potrà usare fino al 7,5% dei fondi di coesione», rendendo fruibile la strategia «entro il 30 aprile», data entro la quale andranno consegnati alla Commissione europea i piani Repower EU e la revisione del Pnrr.
Il decreto licenziato ieri, al fine di velocizzare i tempi degli appalti e dei contratti, ne semplifica l’affidamento, che potrà avvenire anche soltanto sulla base del progetto di fattibilità tecnica ed economica, così come più celere sarà anche la tutela dei beni culturali inclusi nelle «missioni», visto che viene affidata ad una Sovrintendenza speciale. A seguire, con l’obiettivo di stimolare la realizzazione di impianti che sfruttano le fonti rinnovabili di energia, si va verso lo snellimento delle procedure, in particolare per l’installazione di sistemi fotovoltaici, anche per le zone con vincolo paesaggistico, pure mediante il «silenzio assenso», trascorsi 45 giorni dalla richiesta.
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