Frenata di Bruxelles sull’«altolà» alla commercializzazione di nuove vetture «inquinanti» (a benzina e a diesel) a partire dall’anno 2023
La votazione, infatti, non si è tenuta oggi ed è slittata «sine die», a causa della resistenza (manifestata da tempo) di Paesi come l’Italia, la Polonia, la Bulgaria e, più recentemente, anche dalla Germania. La mancata calendarizzazione, si apprende da fonti comunitarie, fa sì che il capitolo vada, adesso, rapidamente verso lo stralcio anche dal Consiglio Ue dei ministri dell’Educazione, che il 7 marzo era chiamato alla mera ratifica formale dell’accordo fra gli Stati.
È uno stallo, quello che si sta consumando, che rende complesso un iter procedurale che le Istituzioni comunitarie dovranno mettere in moto nei prossimi anni. Si sa, infatti, che la Commissione presenterà entro il 2025 una metodologia per valutare e comunicare i dati sulle emissioni di Co2 durante l’intero ciclo di vita delle autovetture e dei furgoni venduti sul mercato europea e che, entro dicembre 2026, sempre l’organismo di Bruxelles monitorerà il divario tra i valori limite di emissione e i dati reali sul consumo di carburante e di energia, e presenterà una metodologia per adeguare le emissioni specifiche di Co2 dei costruttori.
Nel frattempo, sul fronte dell’inquinamento globale, arrivano dati che inducono a riflettere: a diffonderli, nella giornata di ieri, è stata l’Agenzia internazionale per l’energia (Iea), organismo dell’Osce, nel rapporto sulle emissioni di CO2 nel 2022, secondo cui quelle di anidride carbonica dagli usi energetici (produzione elettrica, trasporti, industria, riscaldamento e raffrescamento) sono cresciute dello 0,9% nel 2022. E, si puntualizza nel testo, «a limitare i danni è stata la crescita di solare, eolico, auto elettriche, pompe di calore ed efficienza energetica, seppure si scriva di una salita delle fonti inquinanti oramai «insostenibile».
Il documento indica che «le emissioni dagli usi energetici nel 2022 sono aumentate di 321 milioni di tonnellate, un +0,9%, raggiungendo un nuovo record di 36,8 miliardi di tonnellate. Le emissioni dalla combustione per energia sono cresciute di 423 milioni di tonnellate, mentre quelle dai processi industriali sono scese di 102 milioni di tonnellate, a causa della riduzione della produzione in Cina ed Europa». Dell’aumento di 321 milioni di tonnellate, si legge ancora, «60 milioni possono essere attributi alla maggior domanda di riscaldamento e raffrescamento a causa delle condizioni meteo estreme, e altri 55 milioni allo stop delle centrali nucleari, a causa della carenza d’acqua e di esigenze di manutenzione». L’ascesa maggiore delle emissioni lo scorso anno «è venuta dalla generazione di elettricità e di calore, 261 milioni di tonnellate (+1,8%), specie nelle economie emergenti dell’Asia». Allo stesso tempo, l’Agenzia evidenzia come i veicoli elettrici abbiano proseguito il loro «cammino», forti di più di 10 milioni di auto vendute, nell’intero Pianeta.