Benishells, la casa economica e moderna
Esistono case di molti tipi, ma pochissime possono costare meno di uno scooter. Le “benishells” invece sì: meno di 3 mila euro l’una, per la precisione. Eppure sono case complete di tutto: tetto a forma di conchiglia, da cui viene il nome, veranda molto ben progettata, ma c’è di più. La particolare forma del tetto e delle pareti le rende molto resistenti a urti e sollecitazioni, quindi a terremoti ed eventi atmosferici estremi. Infine, la loro produzione è standardizzata, rendendole un vero progetto di design industriale a tutti gli effetti.
Abbiamo visto, in particolari eventi di calamità sociali, solitamente in occasione dei terremoti, schiere di casette per gli sfollati, che nel tempo hanno subito un’evoluzione architettonica dai containers degli anni ’80 ai prefabbricati un pò più confortevoli degli ultimi tempi. In realtà esiste una soluzione nata persino prima dei containers da un progettista italiano, Nicolò Bini, pensata per gestire in modo confortevole le situazioni di emergenza, che oggi entrano di diritto nell’universo delle mini-case.
I motivi di questo crescente interesse che in questi giorni le ha (ri)portate alla ribalta, sono sostanzialmente due.
Il primo è che la progettazione degli spazi e delle relazioni dell’uomo in essi, sta vivendo una notevole spinta etica, sia da parte dei progettisti che da parte del mercato. Basti osservare le risonanze internazionali dell’accordo Cop26 di Glasgow, che sicuramente influenzeranno le modalità con le quali dovremo ripensare a come abitare il pianeta, senza rinunciare al confort.
Il secondo è un motivo molto più leggero, ma forse addirittura più trainante. L’ideatore della soluzione architettonica, conosciuta come “benishells”, è ultimamente sempre più apprezzato e conosciuto, anche ad Hollywood. Bini infatti ha realizzato, con lo stesso approccio, la guest house di Malibù dell’attore Robert Downey Jr., conclusa e presentata al pubblico proprio in questi giorni. L’accattivante costruzione personalizzata dell’attore ha una struttura a bulbo che si distribuisce su tre ettari e ha richiesto quasi un decennio per essere completata. Sia quest’ultima opera che quelle più economiche delle benishells sono realizzate con la stessa tecnica di costruzione che combina un materiale da costruzione antico con un’estetica moderna.
È stato sperimentato dal padre di Nicolò, Dante, che ha costruito il primo binishell nel 1964. Mentre il cemento si fissa attorno alla forma e al supporto strutturale, viene utilizzata una pompa ad aria per riempire la vescica sottostante. Il calcestruzzo sale per raggiungere la sua forma finale. Una volta asciutto, la camera d’aria viene sgonfiata e rimossa per il riutilizzo in pieno stile industriale. Le minuscole strutture a forma di bolla sono pensate per essere abitazioni permanenti e, secondo Bini, dopo essere sopravvissute a condizioni estreme come lava, cenere e terremoti sull’Etna per 50 anni, ora hanno la possibilità di essere considerate delle vere e proprie case. Una simile tecnica le rende fruibili anche in contesti abitativi ad alta concentrazione di popolazione che, evidentemente, non può accedere ad abitazioni più costose.
Una simile soluzione potrebbe dare un’opportunità alternativa e decisamente più efficace e piacevole in nazioni come l’India o in Cina, dove si prevede ospiteranno 4 dei 9 miliardi di persone che popoleranno, secondo l’ONU, la Terra nel 2050. Oggi esistono oltre 1.600 binishells costruite in tutto il mondo, che misurano dai 6 ai 36 metri di diametro. Bini ritiene che le strutture possano essere implementate in diverse tipologie: scuole, basi militari e stadi. I costi di costruzione per binishells sono estremamente contenute per la semplicità del processo produttivo, ma anche perché le miscele di calcestruzzo e le armature possono essere di provenienza locale o acquistate quasi ovunque.