Arriva in Aula alla Camera (con fiducia) il decreto che «argina» i controlli della Corte dei Conti sul Pnrr
Un Pnrr (Piano nazionale di ripresa e resilienza) meno «frenato» dalla vigilanza della Corte dei conti sulle spese «s’ha da fare», secondo il governo, che ha optato per lo sbarco oggi, in Aula, alla Camera, del decreto sulla Pubblica amministrazione che contiene norme che incidono sulle verifiche delle iniziative di matrice comunitaria che il nostro Paese sta portando avanti.
Ma le opposizioni – Pd e M5s – non ci stanno. E, dunque, quella che ha aperto la settimana si avvia ad essere una giornata rovente sotto il profilo politico, anche perché la maggioranza ha deciso di porre la fiducia sul provvedimento. Per l’Esecutivo guidato da Giorgia Meloni, alle prese con una serie di ritardi che stanno rallentando i progetti che vengono realizzati sulla base di prestiti europei, appare stringente far correre verso il via libera definitivo (dopo la «staffetta» a palazzo Madama) il testo; a proposito del «nodo» sul ruolo della magistratura contabile, il sottosegretario all’Economia Federico Freni ha spiegato, nei giorni scorsi, che «il controllo concomitante sul Pnrr è un’assoluta anomalia italiana, una sorta di cogestione che, per quanto mi riguarda, ha poco senso», ha sostenuto, ma la minoranza ha annunciato l’intenzione di opporsi duramente in Parlamento.
Che il clima sia agitato, poi, lo dimostra pure l’assemblea straordinaria convocata per oggi dall’Associazione magistrati della Corte dei conti. La decisione, hanno fatto sapere i giudici, è maturata nel corso del week end, dopo che ha preso forma la possibilità che il governo potesse mettere la fiducia sul decreto Pa. Una mossa che sarebbe stata letta come una prova di forza dalla magistratura contabile, che esclude ogni possibile discussione nel merito. I giudici sarebbero, in particolare in allarme per la proroga del cosiddetto «scudo erariale», che limiterebbe fortemente l’attività della Corte.
In un’intervista uscita stamani su un quotidiano, intanto, il presidente dell’Anac (Autorità nazionale anticorruzione) Giuseppe Busia ha commentato il «braccio di ferro» su Corte dei conti e Piano, parlando di «un cortocircuito mediatico. In questi casi la soluzione non è togliere i controlli, ma disciplinarli in modo chiaro. Se davvero un controllo ha natura collaborativa, è sbagliato evocare la responsabilità del funzionario: invece di evitare la «paura della firma», la si alimenta», ha affermato, chiarendo il suo pensiero: «Se fallisse il Piano, sarebbe una sconfitta per il Paese, non per il governo», sono state le parole del vertice dell’Anac.
Nel frattempo, si è appreso che proseguiranno domani gli incontri del ministro per le Politiche Comunitarie Raffele Fitto con le Regioni sul Pnrr, nell’ambito di un ciclo di confronti iniziato nelle scorse settimane: in particolare, il dialogo dell’esponente governativo avverrà coi presidenti di Umbria, Marche, Puglia, Val d’Aosta, Molise, Sardegna, Provincia autonoma di Bolzano e Veneto, dopo che il 29 maggio scorso allo stesso tavolo si erano seduti 8 governatori ed altri 3 lo avevano fatto la settimana precedente.