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Abusivismo edilizio in calo del 2,8%

da | 31 Mar 2022 | Costruzione, ambiente e territorio

Riduzione del 2,8% negli ultimi tre anni: è la percentuale di calo dell’abusivismo edilizio nel nostro Paese. Il dato definitivo per il 2020 – si legge nella Relazione su Benessere equo e sostenibile (Relazione BES 2022) pubblicata dal Ministero dell’Economia e delle Finanze – è pari a 17,1 abitazioni illegali ogni 100 costruzioni autorizzate dai Comuni ed indica una significativa contrazione dell’indicatore che va a cumularsi con quelle rilevate nel 2018 e 2019.

Il documento, giunto alla sua quinta edizione, aggiorna la previsione degli indicatori BES per il periodo 2021-2024 in base agli effetti della Legge di Bilancio 2022 e dei Fondi del PNRR. Nel capitolo relativo all’indice di abusivismo edilizio si legge che dalla scomposizione dei contributi delle abitazioni legali e di quelle illegali alla variazione dell’indicatore si desume per le prime un’inversione di tendenza rispetto ai due anni precedenti. Diversamente dagli anni 2018 e 2019, nel 2020 si è assistito a una riduzione delle abitazioni legali, la quale, a parità di ogni altra condizione avrebbe determinato un aumento dell’ABE (indice di abusivismo edilizio) pari a 0,9 punti.

La contrazione dell’indice nel 2020, dunque, è interamente dovuta alla riduzione delle abitazioni illegali (effetto pari a -1,6 punti percentuali) che, in quanto maggiore in termini percentuali rispetto a quella delle legali, ne ha più che compensato il contributo. Una riduzione che, come ipotizza il rapporto, potrebbe essere parzialmente spiegata dal contesto pandemico che ha interessato il settore dell’edilizia e delle costruzioni in relazione al fermo temporaneo delle attività produttive e ai successivi interventi di natura emergenziale legati a permessi e concessioni. L’estensione della durata di tali permessi potrebbe aver contribuito indirettamente alla marcata riduzione del numero di abitazioni legali autorizzate nel 2020, differendo nel tempo le nuove richieste.

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Il documento si sofferma poi sulla ripartizione geografica dell’indicatore, evidenziando la marcata frammentazione del fenomeno dell’abusivismo sul territorio nazionale. Sul podio, con valori più elevati, Mezzogiorno e Isole (rispettivamente 44 e 43 punti percentuali, mentre nel Nord-Ovest e Nord-Est quelli più bassi (4,9%). Il Centro sta nel mezzo (17,1%). Nel corso del 2020, però, tutte le macro-aree hanno registrato una riduzione dell’indicatore, di maggiore entità nelle Isole dove la contrazione è stata pari a 1,1 punti percentuali in valore assoluto. Le circostanze legate alle misure di contenimento della pandemia di Covid-19, che potrebbero aver contribuito alla riduzione dell’indice, dunque, sembrerebbe che si siano riverberate in maniera pressoché uniforme sul territorio, lasciando sostanzialmente inalterati i differenziali tra le diverse ripartizioni.

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